Al Sisi saldo al potere. Vinto il referendum lampo

    Al Sisi sempre saldo al potere in Egitto. Ieri l’ultimo risultato in suo favore: il referendum costituzionale convocato una settimana fa è finito con l’88,83% di voti a suo vantaggio. Una conseguenza del poco preavviso, troppo poco per assicurare una campagna elettorale democratica, altro atto della detenzione del potere con la forza militare. Un potere che, in virtù di questo risultato, sarà intoccabile fino al 2030.

    Al Sisi saldo al potere. Ecco come si arriverà al 2030

    Al Sisi rimane dunque al potere in Egitto e con la legittimazione del popolo, in virtù del referendum. Le modifiche alla Costituzione sono state messe al vaglio del popolo quando la settimana scorsa il Parlamento aveva fatto passare con 531 voti su 554 una serie di emendamenti, fra cui anche il prolungamento del mandato presidenziale da quattro a sei anni, oltre alla cancellazione del limite di due mandati, l’istituzione di una Camera alta al Parlamento e una serie di nuove facoltà nelle mani del presidente, come il potere di nominare i giudici e il procuratore generale, l’inserimento tra i compiti costituzionalmente previsti per l’esercito della difesa della Costituzione e della democrazia e della “composizione fondamentale del Paese e la sua natura civile”. Il mandato di Al Sisi sarebbe scaduto nel 2022, e sarebbe dunque esteso fino al 2024, dopodiché il presidente potrà “concorrere” per un terzo mandato di sei anni. Per Human rights watch  il referendum è stato “un tentativo spudorato di consolidare il potere dei militari, svolto in un ambiente talmente condizionato e inquinato che i suoi risultati non possono avere alcuna pretesa di legittimità”.
    Per Michael Page, vicedirettore di Hrw per il Medio Oriente e l’Africa, “Il presidente Al Sisi intende demolire l’indipendenza del potere giudiziario e blindare il suo regime autocratico per almeno altri 11 anni, ricreando lo stesso clima politico repressivo e impoverito che portò gli egiziani alla rivolta contro l’ex presidente Mubarak nel 2011”.