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Allergie estive: quali sono e, soprattutto, come prevenirle e trattarle? Ecco i consigli degli esperti

Chi ne paga le conseguenze, sa purtroppo di cosa parliamo ma, premesse le pur note e fastidiose allergie primaverili, non tutti sono a conoscenza del fatto che vi sono anche quelle estive che, allo stesso modo, possono anche guastarci le agognate vacanze.

Come spiega infatti il Presidente della Società Italiana di Allergologia Pediatrica (SIAIP) e Direttore della Clinica Pediatrica della Università degli Studi di Pavia, Policlinico San Matteo, Gian Luigi Marseglia:  “E’ davvero il caso di dirlo: le allergie non vanno in vacanza perché nei mesi più caldi in media riguardano 1 italiano su 4. Oltre alle più diffuse allergie cutanee come l’orticaria o le allergie da contatto. Non vanno sottovalutate neppure quelle alimentari o da punture di insetti o da meduse. Inoltre i cambiamenti climatici stanno modificato il periodo della pollinazione che ormai non è più limitato alla primavera”.

Allergie estive: l’orticaria colpisce ogni anno almeno 1 milione di persone

Si stima che durante il periodo estivo circa 1 milione di persone presentino almeno 1 episodio di orticaria acuta (pomfi, lesioni cutanee migranti eritemato-edematose e pruriginose).Tra i più piccoli chi ne soffre invece corrisponde al 10% della popolazione pediatrica. In cima alle motivazioni c’è la sudorazione che aumenta il prurito, seguita dai raggi solari e l’acqua di mare che irritano la cute, dalla temperatura elevata che provoca l’insorgenza di sintomi cutanei, e dai fattori dietetici (maggior consumo di pesche, fragole, crostacei, coquillage e vino) che contribuiscono a incrementare il rischio di orticaria.

A tal proposito, commenta ancora l’esperto, “L’applicazione di cosmetici solitamente usati nel periodo estivo (olii per capelli, creme o filtri solari con conservanti, profumi, etc.) può determinare un’orticaria da contatto che può rimanere localizzata oppure anche estendersi. Per ridurne il rischio suggerisco alcuni accorgimenti come quello di fare docce con acqua dolce e subito dopo il bagno in mare, proteggere la cute con cappelli e magliette soprattutto durante le ore più calde. Anche a tavola è importante evitare l’assunzione di cibi ricchi in istamina e/o istamino-liberatori che potrebbero indurre o peggiorare la sintomatologia cutanea, come ad esempio pesche, fragole, pesce e crostacei”.

Allergie estive da contatto: influisce l’abbigliamento, ma anche i tatuaggi

Altra nota dolente, fra i prodotti più comunemente incriminati per l’insorgenza di dermatite atopica, ci sono gli emulsionanti a base di cera di lana e alcoli della cera di lana, gli idratanti a base di urea, i prodotti ad alto contenuto di glicole di propilene, i profumi e soluzioni profumate; i prodotti che rilasciano formaldeide, i prodotti naturali, soprattutto se fotosensibilizzanti (es. il tea tree oil, il balsamo del Perù e la calendula officinalis). Dunque, giunge in nostro soccorso il Prof. Marseglia, “E’ bene prestare attenzione alla composizione dei tessuti per abbigliamento. La formaldeide e le resine presenti negli abiti sotto l’etichetta, le colle per il fissaggio degli accessori possono causare sensibilizzazione e dermatite da contatto. Se è diventata buona pratica leggere l’etichetta degli ingredienti sui cosmetici per identificare possibili allergeni è più difficile individuarne la presenza nei capi d’abbigliamento. La sostanza scatenante va rimossa e serve proteggere la pelle dai raggi solari. Da non sottovalutare la pratica comune sulle spiagge sempre più frequente tra gli adolescenti, dell’uso di tatuaggi temporanei all’henné. Quest’ultima sostanza se presente in forma non ossidata e a concentrazioni non note, è in grado di indurre sensibilizzazione cutanea anche alla prima applicazione o durante il ritocco del tatuaggio. La riesposizione può provocare l’insorgenza di dermatite da contatto che si manifesta con eritema, papule, vesciche talora essudanti, intenso prurito nell’area di applicazione”.

Allergie estive: attenzione a quelle della pelle, che colpiscono anche i più piccoli

La dermatite atopica rappresenta la più frequente malattia infiammatoria cronica della cute in età pediatrica, con una prevalenza stimata tra il 16 e il 20% (lesioni eritematose, papule e vescicole, lesioni crostose da grattamento). 

La buona notizia è che migliora generalmente per azione dei raggi ultravioletti (circa l’80% delle persone affette) esercitando un’azione battericida e riducendo lo stato infiammatorio cutaneo, sommati ai benefici dall’acqua di mare per la presenza di minerali quali cloro, bromo, calcio, magnesio e iodio.

In questo caso il Presidente della Società Italiana di Allergologia Pediatrica (SIAIP) e Direttore della Clinica Pediatrica della Università degli Studi di Pavia, Policlinico San Matteo, consiglia che  “Per massimizzare i risultati si consiglia di protrarre l’esposizione solare per almeno tre settimane, prediligendo località dal clima secco per limitare l’eccessiva sudorazione. Il sudore, la salsedine e l’esposizione solare potrebbero infatti peggiorare le lesioni cutanee, favorendo l’insorgenza e il mantenimento di uno stato infiammatorio. E’ fondamentale la protezione della cute dagli effetti nocivi dei raggi UV,  a partire dai cappelli e dalle magliette, soprattutto per i bambini sotto ai 2 anni dove è consigliabile un’esposizione nelle ore più fresche della giornata meglio ancora se la protezione solare viene spalmata almeno mezz’ora prima. Mi raccomando sempre di applicarla anche nelle zone coperte dal costume o se il piccolo è al riparo sotto l’ombrellone. Un altro accorgimento per tutte le mamme è quello di non applicare i residui di creme solari della stagione precedente perché i filtri solari, soprattutto quelli chimici, sono soggetti a degradazione. Evitate anche di tenere a lungo il costume bagnato poiché gli sbalzi termici possono favorire il prurito e preferite usare costumi di cotone e privi di cuciture, che potrebbero irritare la cute ipersensibile”.

Allergie estive: occhio soprattutto alle ‘punture’ degli insetti e alle meduse

Ogni anno solo nel nostro Paese si stima che oltre 5 milioni di persone vengano punte ogni anno dagli imenotteri e circa il 5% sviluppi una reazione allergica sistemica. Le punture di questi insetti riguardano più di 500mila bambini e adolescenti di cui circa il 5% ha una reazione allergica. Inoltre le spiagge, le coste e il mare, espongono i piccoli pazienti al morso di meduse il cui contatto induce una reazione irritativa nella zona lesa, caratterizzata da sintomatologia molto dolorosa.

Tuttavia, rassicura Sara Manti, Ricercatore in Pediatria, Università degli Studi di Messina, “Non tutte le reazioni irritative hanno come rischio quello di una possibile risposta anafilattica, che fortunatamente resta un evento raro soprattutto in età pediatrica. Nel caso di manifestazione moderata-severa si rende necessario l’accesso al più vicino Pronto Soccorso per la risoluzione dell’episodio acuto e una successiva presa in carico da un centro allergologico specialistico. Per le punture di meduse invece,  è bene evitare il grattamento, lavando via il veleno, rimuovendo i tentacoli dalla cute con acqua di mare e applicando sulla pelle un gel astringente al cloruro d’alluminio. Dimentichiamoci invece i prodotti a base di ammoniaca o i rimedi naturali quali urina, pietre calde o sabbia: potrebbero aumentare invece lo stato irritativo”.

Allergie estive: dalla frutta a pesce, crostacei e molluschi. Occhio al crudo

Nella stagione estiva si registra un aumento dell’incidenza delle allergie alimentari per via di un maggiore consumo di cibi ricchi in istamina e/o istamino-liberatori quali frutta fresca di stagione, pesche, albicocche, susine, etc; pesce, crostacei e molluschi. 

“L’assunzione di questi alimenti, soprattutto se crudi – spiega in questo caso la Manti – pone il paziente a più alto rischio di ingestione di parassiti allergizzanti, scatenando diverse reazioni, dall’orticaria allo shock anafilattico. E’ facile che le alte temperature alterino i cibi, e se i processi di conservazione e la preparazione non sono adeguati, l’eventualità d’intossicazione alimentare è elevata”.

Allergie estive: soprattutto gli occhi possono divenire oggetto di ‘reazioni’

L’allergia oculare interessa oltre il 20% della popolazione. Tra le forme più comuni distinguiamo le congiuntiviti allergiche intermittenti e persistenti. Meno frequenti, ma più complesse per eziologia, evoluzione e gravità, sono la cheratocongiuntivite primaverile, quella atopica e la congiuntivite gigantopapillare.

Durante la stagione estiva è molto diffusa la recrudescenza di quella primaverile, malattia potenzialmente grave, che colpisce più frequentemente il sesso maschile, con esordio tra i 6 e i 7 anni (fotofobia, lacrimazione e sensazione di corpo estraneo, prurito e secrezione oculare) L’esposizione protratta ai raggi solari, all’acqua di mare o di piscina, la sabbia, possono indurre o accentuare questo tipo di allergia agli occhi.

Come consiglia Michele Miraglia Del Giudice, Prof. Associato di Pediatria, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli,  “Al fine di prevenire o alleviare la congiuntivite allergica è opportuno rispettare alcune semplici regole igieniche e comportamentali come quella di lavare frequentemente le mani, evitare di sfregare gli occhi, usare lacrime artificiali, bere molta acqua per prevenire la disidratazione del corpo vitreo, adoperare appositi occhialini, indossare sempre durante l’esposizione solare lenti specifiche. Inoltre indossare un cappello a tesa larga può servire a proteggere al meglio gli occhi da superfici riflettenti come acqua e sabbia”.

Allergie estive: ambrosia, acari e muffe, responsabili di quelle respiratorie

Grazie all’esposizione solare e al mare, le patologie allergiche quali rinite e asma migliorano proprio nei mesi estivi poiché le alte temperature riducono la concentrazione di allergeni. Il soggiorno nelle località marine dal clima temperato rappresenta un innegabile vantaggio per tutti quei pazienti affetti da malattie respiratorie croniche, che risultano estremamente sensibili agli sbalzi termici. 

In questo caso, conclude questa ‘impressionante’ carrellata’ il Prof. Miraglia Del Giudice, “I cambiamenti climatici hanno inevitabilmente influenzato il calendario pollinico, inducendo un prolungamento della stagione pollinica anche nei mesi estivi, come per le graminacee. Nei mesi di luglio-settembre, sono particolarmente diffusi i pollini delle composite, come ad esempio l’ambrosia, l’assenzio e l’artemisia che possono causare riacutizzazione della sintomatologia. Il clima caldo-umido facilita la proliferazione degli acari della polvere, soprattutto negli ambienti interni delle case di villeggiatura in cui la bonifica ambientale non è stata effettuata per parecchi mesi. Anche le muffe rappresentano un potenziale pericolo in vacanza perchè crescono soprattutto in condizioni di elevata umidità, sia all’interno che all’esterno delle abitazioni. E’ bene limitare il tempo all’aperto durante le giornate molto ventose, soggiornando in locali climatizzati da un deumidificatore”.

Max