ANZIO, INAUGURAZIONE DELLA MOSTRE ARCHEOLOGICA ‘RECUPERO DI UN PASSATO SCOMPARSO’

    Sarà inaugurata il 22 dicembre prossimo e fruibile fino al 19 gennaio la mostra archeologica ‘Recupero di un Passato Scomparso’. L’ evento è curato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e il Museo Civico Archeologico di Anzio. Obiettivo esposizione è quello di restituire e valorizzare un patrimonio archeologico sottratto illecitamente attraverso modalità e tempi diversi alla nostra eredità culturale. L’interessante mostra, unica nel suo genere, offre a tutti una insolita opportunità di  conoscere storie affascinanti che soltanto i materiali archeologici possono a raccontare. I materiali fruibili  in questa mostra, sono in prevalenza provenienti  da necropoli o da corredi funerari e coprono un periodo che va dal VII al VI secolo a.C.. Ciò si evince anche dalla lettura del percorso, un percorso cronologico  che parte dai vasi biconici in impasto, vere e proprie urne cinerarie di IX secolo a.C., e prosegue con i corredi delle sepolture. Tali oggetti sono riferibili al rituale del consumo del vino:  la coppa, il calice, il kantharos per bere, l’oinochoe e l’anfora per versare e trasportare. Da un esemplare di bucchero esposto, risulta significativo un restauro ‘illegale’, fatto esclusivamente per rendere il vaso più bello ma con un’operazione inadeguata che ne ha alteranto la forma originale. Interessante poi il rinvenimento di due scudi fittili in impasto, di natura rituale, probabilmente pertinenti al corredo di una tomba principesca di prima metà di VII secolo a.C.. Sempre da corredi di tombe, di area etrusca e magno-greca, sono gli splendidi vasi a figure rosse legati al rituale del consumo del vino, che sono datati dalla fine del IV secolo a.C. Si tratta sia di vasi per bere, piatti e kylikes, ricchi di decorazioni sovradipinte, sia di contenitori tipici per mescolare e versare il vino come oinochoai, crateri e anfore. Le figure rappresentate su questi vasi rivelano il gusto degli antichi per le rappresentazioni del mito: si notano, infatti, diverse scene con Dioniso e figure femminili, alcune alate, altre danzanti e in generale che offrivano doni, secondo la concezione del mondo antico per cui nell’ambito della morte si celebra la vita.  Gli altri materiali presenti nella mostra hanno pertinenza a contesti votivi, come le tipiche offerte medio – repubblicane (IV-III secolo a.C.) che rappresentano teste e statuette di devoti. Sono espressioni di una religiosità popolare che chiedeva alle divinità protezione per uomini ed animali, come rivela la statuetta di bovino in argilla.  I bronzi sono provenienti sia da tombe che da depositi votivi: specchi, fibule, punte di lancia e bacili sono oggetti tipici che accompagnavano i corredi femminili e maschili. Sicuramente votive sono le due statuette di devoto e di guerriero e la clava di Ercole, una chiara offerta al dio.Gli oggetti del periodo imperiale (I –II secolo d.C.) sono pochi e di piccole dimensioni: si tratta di strumenti chirurgici, chiavi e frammenti di serrature in bronzo, pedine da gioco e unguentari in vetro. Infine, numerose lucerne arricchiscono questo contesto cronologico, in particolare su di una lucerna è raffigurata una scena erotica, con figura maschile e femminile su letto (kline), ben attestata a Pompei e che rappresenta un altro aspetto della vita secondo la concezione romana. Il patrimonio archeologico, parte integrante della nostra cultura, dove essere considerato un bene comune e non mero oggetto di lucro, in quanto la distruzione del contesto dal quale  il materiale proviene rappresenta un danno per la ricostruzione della nostra storia e della nostra identità culturale. Grazie al lavoro importantissimo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale siamo riusciti a riappropriarci di una ricchezza incommensurabile di cui tutti i cittadini sono legittimi proprietari ed eredi.