Arrestati hacker tra cui i responsabili degli attacchi a EXPO 2015 – di Federica Morsella

    L’operazione è chiamata Unmask ed è coordinata dalla procura di Roma. La polizia sta eseguendo perquisizioni e arresti nei confronti di una sofisticata organizzazione di hacker di livello internazionale tra Torino, Sondrio, Livorno e Pisa con l’aiuto della Polizia postale e delle comunicazioni del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.IC.). L’organizzazione sarebbe responsabile di numerosi attacchi ai danni di sistemi informatici di importanti infrastrutture critiche nazionali e siti istituzionali tra cui anche i sistemi informatici di Expo 2015 e del ministero della Difesa nell’ambito della campagna Antimilitarist (#2), con pubblicazione di un corposo leak di materiale, proprio nella giornata di ieri. Per il momento le persone agli arresti domiciliari sono due, mentre una terza è stata denunciata per associazione a delinquere finalizzata al danneggiamento dei sistemi informatici all’interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, all’accesso abusivo a sistemi informatici, nonché alla detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati numerosi personal computer e altri dispositivi utilizzati per commettere gli attacchi informatici. Gli arrestati sono un livornese di 31 anni e un 27enne originario della provincia di Sondrio, considerati vere e proprie «star» del mondo underground, noti rispettivamente con i nickname “aken” e “otherwise”. Denunciati inoltre un 36enne originario della provincia di Torino (nickname h[a]te) e due giovani originari della provincia di Livorno, un 27enne e un 31enne. A loro carico, nel corso dell’indagine, sono stati acquisiti concreti e inequivocabili elementi probatori che hanno permesso di ricostruire un complesso scenario criminale in cui gli indagati erano soliti muoversi per portare a termine ripetuti attacchi informatici ai sistemi di numerose amministrazioni pubbliche ed aziende private, dalle quali venivano illecitamente carpite credenziali di autenticazione (userid e password) ed altre informazioni sensibili, successivamente pubblicate sul web, attraverso veri propri canali social noti nell’ambiente.