Bonafede: “stop a riforma intercettazioni, è dannosa”

    Tra gli interventi suggeriti dal Guardasigilli, c’è la riforma della prescrizione con lo stop dopo la sentenza di primo grado. “Ritengo di aver tracciato discontinuità con il passato governo”. Con queste parole il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è espresso nel corso dell’audizione al Senato sul modo di riformare l’iter procedurale giudiziario, attaccando l’operato dei governi di centrosinistra, in particolare sul tema della riforma delle intercettazioni.
    “Il decreto legislativo varato dal precedente esecutivo, la cui piena efficacia è prevista proprio durante questo mese, non riesce nell’obiettivo di assicurare un effettivo contemperamento dei diversi interessi richiamati.”, ha detto il Guardasigilli. “Le modifiche introdotte appaiono come un dannoso passo indietro sulla strada della qualità ed efficacia delle indagini e rispetto alla corretta distribuzione dei compiti funzionali tra i diversi soggetti coinvolti”. Alfonso Bonafede definisce “affetto dalla malattia della cosiddetta riformite il legislatore che ha operato negli ultimi anni”. L’annuncio sulle intercettazioni incassa il plauso dell’Anm. “La riforma non solo non raggiunge lo scopo prefisso, evitare la pubblicazione di conversazioni sensibili che incidono sul privato dei soggetti, ma avrebbe prodotto danni alle indagini e leso il diritto di difesa”, ha detto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Minisci.
    Alcuni aspetti clou toccati dal ministro della Giustizia sono legati alla legittima difesa come priorità assoluta, alla sospensione della prescrizione e al superamento dei rapporti tra politica e magistratura.
    Sulla legittima difesa, tema cardine dei leghisti, il ministro afferma: “Ci sono alcune priorità come la legittima difesa dove vanno eliminate le zone d’ombra, che rendono difficile e complicato dimostrare che si è agito per legittima difesa”,
    Sulle prescrizioni: “Una riforma seria ed equilibrata della prescrizione è una priorità irrinunciabile per incrementare il grado di fiducia con cui i cittadini si rivolgono all’istituzione giudiziaria”. Tra i possibili interventi anche quello di sospendere la prescrizione “dopo che sia stata emessa una sentenza di primo grado”.
    Bonafede ha ricordato come nel contratto di governo “è previsto il superamento del meccanismo delle porte girevoli tra politica e magistratura, tra Parlamento e aule giudiziarie”. Argomento da affrontare “in sede parlamentare, in ossequio alla sacralità del principio della separazione dei poteri”,
    “Un magistrato che decide legittimamente di impegnarsi per la gestione della cosa pubblica, partecipando a competizioni elettorali e rivestendo incarichi di governo, deve essere consapevole che non potrà tornare a esercitare la funzione giudiziaria perché ne risulterebbe menomata l’immagine di terzietà che chi amministra la giurisdizione deve invece sempre mantenere viva”, ha chiarito il ministro.