Brexit, Juncker, no deal: è countdown

    I nuovi scenari di rinvio a cui inglesi e Europa sono giunti in termini di Brexit presentano un futuro solcato di scadenze nette: il countdown che pone la dead-line di fine Ottobre sciorina aspettative e linee guida targate Europa e non solo. Con proprio le elezioni europee a rappresentare un elemento quasi di ‘disturbo’ in ambito Brexit.

    Brexit, Juncker, no deal: è countdown. Elezioni Europee in Gran Bretagna sullo sfondo

    Un argomento, come ha detto Juncker, che sembra quasi discordare con l’intero concetto della Brexit e con le procedure a corollario. Il fatto infatti che si dovrebbero quasi certamente tenere elezioni europee in Gran Bretagna, per il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker è quantomeno “curioso” ma, dice, “dura lex sed lex’”. E del resto al di là di questa parentesi bizzarra, basti il termine di Ottobre per risolvere l’intera querelle Brexit. Ma come sostiene Tusk ritenendosi “troppo vecchio per escludere altri scenari” o, come sottolineato da Macron (“Non abbiamo alcuna certezza: ma per la prima volta in due anni e mezzo May ha avviato discussioni con il Labour”), la svolta è comunque solcata da un dato di fatto inequivocabile. E’ vero countdown, cioè. Perchè, come ha detto Macron stesso “non so se arriveranno risultati, ma il 31 ottobre ci protegge, perché o c’è un accordo, o decidono di ritirare l’articolo 50, oppure il no deal resta un’opzione”. Appunto, il no deal. I 27 leader Ue sostengono che “non ci potrà essere alcuna riapertura dell’accordo di ritiro”, dal momento che il rinvio “non potrà essere utilizzata per iniziare negoziati sulla futura relazione” tra Europa e appunto Regno Unito. In questa fase, comunque, il Regno Unito rimarrà uno Stato membro “con pieni diritti e doveri, in accordo con l’articolo 50” e “avrà il diritto di revocarne la notifica in qualsiasi momento”. Infine, il Consiglio Europeo riconosce agli inglesi di “agire in modo costruttivo e responsabile”, pur attendendo che la Gran Bretagna rispetti i “propri doveri in una maniera che rifletta la sua condizione di Stato che si sta ritirando” dall’Ue.