Home CRONACA CRONACA ITALIA Buzzi, il pianto liberatorio: “Pagavo per lavorare, altro che mafia”

Buzzi, il pianto liberatorio: “Pagavo per lavorare, altro che mafia”

“Dopo oltre 4 anni vedo di nuovo la luce, ho un futuro davanti a me, sono emozionato, incredulo, e sotto sotto ci speravo anche se si era creata una situazione surreale perché avevano costruito giudiziariamente e mediaticamente un’immagine distorta. L’incubo è finito, voglio uscire da questo inferno dietro le sbarre e tornare a casa”.
Attraverso uno dei suoi due legali (Piergerardo Santoro e Alessandro Diddi), così Salvatore Buzzi ha reagito alla decisione di ieri della Corte di Cassazione, in merito al processo che lo vedeva protagonista insieme a Massimo Carminati.
Buzzi è stato condannato ma, prosciolto dal reato mafioso e dunque l’incubo del 416 è sparito: “In questi anni mi sono letto e riletto migliaia di pagine, di intercettazioni, di informative. Ho seguito tutto il processo e chiunque poteva constatare che di mafia non ce n’era. La sentenza di primo grado, che comunque è stata pesante per me, era chiara, come è stata chiara la decisione di ieri. Ancora però non capisco come possa essere andata al contrario in appello“.

“Al contrario dei pm la Cassazione mi ha creduto”

“La verità è un’altra: la Cassazione – tiene a sottolineare l’ex ras delle cooperative – al contrario dei magistrati della procura – mi ha creduto. Non ha condannato soltanto me, ma ha condannato soprattutto la politica che mi spremeva per farmi lavorare. Erano loro, non io, a chiedere favore e soldi. Per lavorare dovevo pagare, ma la mafia non c’entrava, non c’era. Sono contento che sia finita così perché tanta gente ha sofferto, direttamente e indirettamente, per causa mia. Io ho sbagliato, e ho confessato i miei sbagli e ho pagato tutto. Hanno scritto un film su me e Carminati e non hanno raccontato la verità su un male che attanaglia Roma da sempre: la corruzione – afferma Buzzi – Mi vergogno di quello che ho fatto, non chiedo pietà ma proprio per aver pagato tanto con una detenzione disumana ora chiedo di riabbracciare mia moglie e mia figlia, anche loro vittime di questo stramaledetto sistema giudiziario-mediatico che quando ti investe distrugge tutto e tutti”.

“I politici si odiavano, ora grazie a me pensano uguale”

Poi Buzzi esplode in un pianto liberatorio, ringrazia più volte i suoi legali chiedendo loro quando potrà finalmente tornare a casa. In cuor suo il dolore più grande è il non essere stato creduto come reo confesso di molti reati: “E’ questo che mi fa più male, io ho solo detto la verità prendendomene anche le responsabilità, come la Cassazione ha sentenziato ieri. Non voglio fare polemiche con i magistrati ma rivendico la lealtà del modo con cui ho collaborato con i pm che, evidentemente, si erano fatti un’altra idea di me e delle cose che dicevo”. Quanto poi ai ‘politici’, in buona parte co-responsabili di quanto accaduto, domanda come hanno commentato quest’ultima sentenza perché, spiega, “da dietro le sbarre a volte mi veniva da sorridere: gente di opposti partiti che si ammazzava e diceva peste e corna l’uno dell’altro per questa inchiesta, adesso vedo che la pensa allo stesso modo. Sono sorpreso di esser riuscito a fare almeno una cosa buona: mettere d’accordo cane e gatto”.
Max