Caso Cucchi, arrivano le scuse del carabiniere superteste a Ilaria

    Dieci anni dopo sono arrivate anche le scuse, dopo la verità. Nel corso del processo svolto in aula davanti alla Corte d’Assise, Francesco Tedesco, il carabiniere superteste del caso Cucchi imputato di omicidio preterintenzionale, ha chiesto scusa a Ilaria Cucchi, che da anni si batte per portare alla luce alla verità. Al termine dell’udienza Tedesco si è avvicinato a Ilaria porgendole la mano e dicendole ‘mi dispiace’. Un mea culpa arrivato dopo le confessioni che pochi giorni fa hanno portato a galla la verità sulla morte di Stefano Cucchi, pestato ed ucciso nel carcere di Regina Coeli. Durante l’udienza Francesco Tedesco ha reso noti altri dettagli rilevanti ai fini delle indagini: “Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo si sono nascosti per dieci anni dietro le mie spalle– ha affermato Francesco Tedescon aula –  A differenza mia, non hanno mai dovuto affrontare un pm. L’unico ad affrontare la situazione e ad avere delle conseguenze ero io. In tutti questi anni l’unica persona che aveva da perdere ero io, ero l’unico minacciato”. 

    Caso Cucchi, Tedesco: “Sono stato minacciato” 

    Una ricostruzione minuziosa, che non ha tralasciato nessun dettaglio, quella fatta in aula da Francesco Tedesco. Il carabiniere ha infatti raccontato di come avesse colto in fragrante Stefano Cucchi mentre effettuava uno scambio droga-denaro. Il vicebrigadiere ha poi riavvolto il nastro ricordando le fasi dell’arresto e le perquisizioni: “Cominciai a maturare la convinzione di dover parlare il 30 luglio 2015, quando fui convocato dal pm. Subito dopo la morte di Cucchi sono stato minacciato di essere licenziato quindi allora non chiesi nulla perché avevo capito l’andazzo. Dopo il 22 ottobre 2009 mi sono trovato incastrato ed ero l’unico ad avere tutto da perdere”. Continua il racconto di Tedesco: “Dopo il primo schiaffo di Di Bernardo, Stefano non ha avuto il tempo di lamentarsi, non ha gridato. E’ caduto in terra, come fosse stordito, e non ha urlato neppure dopo il calcio che gli è stato sferrato a terra da D’Alessandro. Poi, quando l’ho aiutato a rialzarsi, gli ho chiesto come stava e lui mi ha detto di stare tranquillo perché era un pugile. Ma si vedeva che non stava bene”, ha concluso il supeteste.