Consiglio dei Ministri infuocato, ride Salvini su Salva Roma

    Ha trovato conclusione soltanto dopo quattro ore il Consiglio dei Ministri di ieri sera, una delle riunioni più delicate della legislatura “del cambiamento”: tesissimo l’incontro con diverse fonti che raccontano di momenti di confronto acceso e molto delicato. Il risultato più chiaro è quello positivo per Matteo Salvini, che è riuscito a strappare la modifica di gran parte del decreto crescita, con lo stralcio ampio sulla legge Salva Roma: un obiettivo raggiunto al prezzo di un’accesa battaglia e di scorie che si ripresenteranno alla prima occasione utile.

    Cdm infuocato, vince Salvini ma il M5s promette battaglia

    Salvini ha vinto un round, quello del Cdm, ma sul decreto crescita e il Salva Roma la partita non è ancora terminata. Il Movimento 5 stelle tornerà alla carica in sede di conversione di legge del decreto, e si preannuncia un duro scontro anche per quanto riguarda la vicenda giudiziaria di Armando Siri. Matteo Salvini aveva annunciato alle telecamere, ieri, lo stralcio del Salva Roma dal decreto crescita e la mossa non è piaciuta per nulla ai suoi interlocutori. Il premier Giuseppe Conte avrebbe detto: “Non siamo tuoi passacarte”, intimando a Salvini di rispettare il Consiglio dei  Ministri. La benzina sul fuoco è stata poi gettata con il caso Siri: per i Cinque Stelle l’argomento è stato centrale in sede di Consiglio, ed hanno ribadito che le dimissioni del sottosegretario in quota Lega siano necessarie. Toni che si sono inaspriti, verso le 20, con i ministri leghisti in maggioranza di fronte ai soli Trenta, Lezzi e Bonisoli per il Movimento 5 Stelle. Solo alle 21 l’arrivo di Luigi Di Maio, dopo la registrazione di “diMartedì” e aver appreso dell’uscita di Salvini, trionfante per la vittoria sulla norma Salva Roma. “La Lega è soddisfatta, i debiti della Raggi non saranno pagati da tutti gli italiani ma restano in carico al sindaco”, aveva detto Salvini. “La norma è stata approvata a metà, con i commi 1 e 7. E’ un punto di partenza, sul resto decideranno le Camere”, hanno risposto fonti di governo M5S.