Cure ormonali come causa di  tromboembolisi

    Le donne che fanno uso di alcuni tipi di cure ormonali per attenuare i segni della menopausa sono quelle maggiormente esposte ad un rischio di tromboembolisi venosa profonda. Cerotti gel e creme, oggi adoperati solo da 2 donne su 10, sarebbero consigliabili a differenza delle cure ormonali.  Lo ha dedotto uno studio sulle cure ormonali reso noto da Bmj e condotto da epidemiologi dell’università di Nottingham su un gruppo di più di 80mila donne tra i 40 e i 79 anni. La terapia ormonale sostitutiva da anni sostiene milioni di donne nel mondo, 14 milioni solo in Italia, ad allegerirei sintomi della menopausa – sudorazioni notturne, vampate costanti, difficoltà nel coito –  incrementando disimisura la loro vita intima sessuale e professionale. Ma non tutte le donne possono trarre vantaggio dalla Tos dato che prendere ormoni nello stadio non più fertile delle avita femminile  è legato ad una crescita – seppur moderata e nei soggetti a maggior rischio –  delle possibilità di riscontrare patologie come il tumore della mammella, l’ictus e, dato che gli ormoni possono agevolare la coagulazione del sangue, la tromboembolisi venosa profonda, o  Tev, ossia la malattia del sistema cardiovascolare che consiste nella composizione di coaguli all’interno dei vasi in grado di otturare tutta o in parte una vena. Lo studio di cui si sta facendo riferimento ha analizzato proprio il conubbio tra rischio Tev e assunzione di ormoni in menopausa, e si è basata su un campione piuttosto ampio:  gli epidemiologi che hanno condotto la ricerca, traendo spunto da due database di primary care britannici (QResearch e CPRD) hanno infatti constatato i dati relative a 80mila casi (cioè donne che hanno avuto coaguli) ponendoli in relazione con 390mila controlli (cioè donne che non hanno sviluppato coaguli) su un lasso di tempo di circa 20 anni, dal 1998 al 2017.