Daspo all’interno degli ospedali. Il ‘no’ da parte delle associazioni dei medici

    L’articolo 32 della Costituzione dice che “la salute è un diritto dell’individuo e interesse della collettività” e che “nessun cittadino  può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per legge”. Tradotto la salute deve essere garantita per ogni cittadino, senza distinzioni. Ma negli ultimi tempi molte associazioni di medici hanno denunciato casi di violenze all’interno di diversi ospedali italiani. E su questa duplice posizione di vedute, tra garantire la sanità a tutti e tutela del posto di lavoro, che si inserisce la voce del Decreto Sicurezza inerente la sanità, emanato dal ministero dell’Interno. L’ordine  prevede l’allontanamento dagli ospedali, una specie di Daspo, per chi ostacolerà il lavoro dei medici. Il decreto ha suscitato molti dubbi e perplessità. Nell’articolo 21 si legge che i “presidi sanitari nell’elenco dei luoghi che possono essere individuati dai regolamenti di polizia urbana ai fini dell’applicazione delle misure a tutela del decoro di particolari aree urbane”. Si aggiunge inoltre che “Ciò determina la possibilità di applicare tra l’altro la misura del provvedimento di allontanamento del questore, il Daspo urbano, nei confronti dei soggetti che pongono in essere condotte che impediscono l’accessibilità e la fruizione nei suddetti ambiti”.Un decreto che sembra rispondere alle esigenze dei vari organi sanitari, tra cui la Federazione degli Ordini dei medici, che lamentano da tempo l’aumento di aggressioni nei confronti dei medici, specie quelli impegnati nelle emergenze ed urgenze. Il ministero della salute ha varato una normativa che prevederà un inasprimento della pena per chi compierà lesioni verso i medici. Però proprio da questi ultimi si è levata la voce contraria al Daspo negli ospedali. Pronti soccorsi e guardie mediche diventano i primi posti dove i disperati possono trovare riparo o non sanno dove altro andare. Persone magari che recano fastidio, ma non violenza. “La salute è un diritto fondamentale e va rispettato. Chi va al pronto soccorso non può essere cacciato con un daspo”, commenta Filippo Anelli, a capo della Federazione nazionale degli Ordini. “Il Daspo non è la via giusta per affrontare le aggressioni. Il governo chiarisca e spieghi che cosa significa e che cosa vuole fare”. Anche i chirurghi, attraverso la loro associazione, esprimono il loro dissenso verso il Decreto Sicurezza. “Il diritto alla salute è tutelato dall’articolo 32 della Costituzione ed è una garanzia intoccabile, guai a introiettare elementi discriminatori”. Secondo loro si tratterebbe di una grave violazione, ovvero escludendo le persone reputate violente, si negherebbero le cure ad una parte di popolazione, quando invece la Costituzione stabilisce che la sanità è un diritto di tutti . “Da anni sollecitiamo interventi per garantire la sicurezza nei presidi sanitari, ma allontanare le persone dagli ospedali non sembra la soluzione migliore: tutti hanno il diritto ad essere curati. Non si può scaricare sul personale sanitario, che peraltro rischierebbe di commettere omissione di soccorso, una problematica sociale. Invitiamo il governo a trovare una sintesi che tenga insieme la sicurezza con la tutela del diritto alla salute”, questo quanto dichiarato dal presidente dell’Acoi Pierluigi Marini.