DOPO L’ASSURDO CASO DELL’ARKANSAS, ‘COSTRETTO’ AD ACCELERARE LE ESECUZIONI PERCHÉ STA SCADENDO IL FARMACO, AMNESTY INTERNATIONAL DIFFONDE I DATI SULLA PENA DI MORTE

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    L’assurda situazione creatasi nello stato Usa dell’Arkansas, dove il governatore ha accelerato le condanne a morte – 8 in 11 giorni – perché il farmaco impiegato nelle esecuzioni sta per scadere, ha rilanciato a livello planetario la condanna per ‘una pena’ che punisce con la morte il detenuto. Ed oggi  Amnesty International ha diffuso un rapporto che denuncia numeri e paesi dove è ancora in vigore la pena di morte. Basti pensare che, solo nel 2016, in 23 paesi nel mondo sono state messe a morte qualcosa come 1.032 persone (ma come vedremo è una cifra ‘in difetto’). Nel mondo, 142 paesi, più di due terzi, sono abolizionisti per legge o nella pratica. Desta inoltre meraviglia il ato secondo cui le nazioni che eseguono la maggioranza di queste condanne, sono paesi comunque ‘avanzati’ rispetto a quelli appartenenti ad aree tribali, o al cosiddetto terzo mondo. Parliamo di Cina, Iran, Arabia Saudita, Iran e Pakistan. Per la prima volta dal 2006, gli Stati Uniti d’America non sono tra i primi cinque esecutori al mondo In testa a tutte la Cina, dove i numeri potrebbero essere impressionanti, in quanto, i dati relativi alle condanne eseguite sono classificati come segreto di stato. E ad allarmare ulteriormente gli operatori di Amnesty International, l’altalenante numero delle esecuzioni, ciò che significa che a monte non ci sono ‘scrupoli di coscienza’ dei legislatori, quanto il numero dei reati legati a tale conseguenza. Nel 2015 ad esempio, sono state 1.634 le esecuzioni in 25 paesi. Per quel che riguarda la maggioranza dei casi, Cina a parte, ben l’87% delle condanne a morte sono distribuite in sole quattro nazioni: Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan. Se l’Egitto è al settimo posto di questa drammatica classifica, c’è da sottolineare che negli Stati Uniti d’America sono state messe a morte 20 persone, il numero più basso registrato dal 1991. Entrando ‘nello storico’, se nel 2016 23 paesi (circa un paese su otto), hanno eseguito sentenze capitali, il numero è diminuito significativamente rispetto a 20 anni fa (40 paesi nel 1997). Amnesty International ha inoltre registrato 3.117 sentenze capitali in 55 paesi nel 2016, un aumento rilevante rispetto al dato del 2015 (1.998 in 61 paesi). In 12 paesi l’aumento è stato particolarmente significativo, tuttavia per alcuni di questi, come nel caso della Thailandia, è dovuto al fatto che le autorità hanno fornito ad Amnesty International informazioni dettagliate. Alla fine del 2016, almeno 18.848 persone erano detenute nei bracci della morte in tutto il mondo. Nel 2016, sono stati utilizzati i seguenti metodi di esecuzione: decapitazione, fucilazione, impiccagione e iniezione letale. Si sono tenute esecuzioni pubbliche in Iran (almeno 33) e in Corea del Nord. I rapporti indicano che almeno due persone, minorenni al momento del reato per il quale sono stati condannati, sono stati messi a morte nel 2016 in Iran. In molti paesi dove le persone sono state condannate o messe a morte, il procedimento giudiziario non ha rispettato gli standard internazionali sul giusto processo. Sono stati riportati casi di confessioni estorte sotto tortura o altri maltrattamenti in diversi paesi, tra cui, Arabia Saudita, Bahrain, Cina, Corea del Nord, Iran e Iraq. Tuttavia vi sono anche paesi come la Bielorussia, il Botswana, la Nigeria e le autorità dello Stato Palestinese, che hanno ripreso la pratica delle esecuzioni nel 2016. Tra le nazioni che da due anni – pur prevedendola – non hanno più eseguito la condanna a morte, vi sono Ciad, India, Giordania, Oman ed Emirati Arabi Uniti, paesi che hanno messo a morte almeno una persona nel 2015. Nel 2016, due paesi, Benin e Nauru, hanno abolito la pena capitale per tutti i reati. In totale, sono 104 i paesi che l’hanno abolita, la maggioranza dei paesi al mondo. Nel 1997 i paesi completamente abolizionisti erano solo 64. Nel 2016 sono state registrate commutazioni di pena e provvedimenti di grazia in 28 paesi. Almeno 60 persone condannate a morte sono state prosciolte in 9 paesi: Bangladesh (4), Cina (5), Ghana (1), Kuwait (5), Mauritania (1), Nigeria (32), Sudan (9), Taiwan (1) e Vietnam (2).