È arrivato “Godot” di Gianmarco Chilelli

    Ieri è stato depositato nell’aula del Senato il disegno di legge per combattere la corruzione. Una disegno di legge a lungo richiesto da gran parte delle opposizioni e tenuto in cantina dal governo, che ha finora ritenuto più urgenti altre misure. Una simile proposta di legge fu presentata circa settecentotrenta giorni fa da Pietro Grasso come suo primo atto da parlamentare. Una simile attesa ha portato a ribattezzare la legge “Godot”. La scena pubblica italiana si differenzia dalla scena del celebre spettacolo di Samuel Beckett per lo strumento che scandisce il passare del tempo. Infatti a teatro è un albero che, perdendo e riacquistando le foglie, mostra il susseguirsi dei giorni, mentre nel nostro paese sono gli scandali legati alle opere pubbliche che ticchettano ad alta frequenza. Il definitivo incentivo al governo è giunto pochi giorni fa dal caso di corruzione che ha coinvolto l’alto funzionario del ministero delle Infrastrutture Incalza ed ha tangenzialmente, fino a prova contraria, toccato il ministro Lupi. Una seria norma, finalizzata all’abbattimento di una male sociale come la corruzione, che secondo la Corte dei Conti costa al nostro paese circa 60 miliardi l’anno, è una tassello fondamentale del mosaico che costituisce la ripresa e la fiducia nei confronti dell’Italia. L’iter della normativa è ben lungi dal concludersi, infatti il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Francesco Nitto Palma stabilisce il termine per la presentazione dei subemendamenti a mercoledì prossimo e il testo, che la Conferenza dei Capigruppo aveva fissato già da domani in Aula, sarà disponibile prima della prossima settimana. Ciò fa raffreddare le gioie del M5s, che aveva salutato con un ironico “Alleluja!”. La novità ed il grande merito del testo è l’emendamento emendamento sul falso in bilancio, proprio quello presentato da Grasso, che prevede che esso torni ad essere considerato un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decretata dal governo Berlusconi.L’innalzamento delle pene, salutato come un trionfo governativo dal presidente Renzi, riguarda le società normali, per cui il falso in bilancio sarà punito con pene da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. Tutte le forze esterne alla maggioranza di governo annunciano che proporranno migliore e modifiche al ddl e chiedono che si risponda con veemenza a inchieste, come quella di questi giorni, che gettano tanta e tanto nera ombra sulla situazione dell’Italia. Una partecipazione così sentita e condivisa da tutte le forze in Parlamento lascia presupporre che il processo di legiferazione porti ad un grande risultato e che la questione degli scandali finanziari non si risolva nel consueto e sterile dibattito tra garantisti e giustizialisti.