ELEZIONI IN INGHILTERRA, OGGI È IL GIORNO DELLA VERITÀ di Simone Lorusso

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    Today is the day. Dopo cinque anni si torna a votare in Inghilterra e la corsa alla maggioranza nel Parlamento appare più incerta che mai. Secondo i sondaggi tra i laboristi post-Blair di Miliband e i conservatori di Cameron a spuntarla sarà un sostanziale pareggio, e, se confermato, formare un governo sarebbe una vera e propria impresa. Queste votazioni del 7 maggio 2015, quindi, rischiano di passare alla storia come la fine di quel modello bipartitico sempre stato così stabile e inattaccabile. La solita alternanza tra il partito conservatore e quello laburista rischia di scomparire, trascinando l’Inghilterra sulla scia degli altri paesi europei, spesso criticati proprio per la loro instabilità politica. Difficile, quasi impossibile, arrivare ai 326 seggi della Camera dei Comuni, come accadeva non troppo tempo fa, per governare con tranquillità. Già nel 2010, a seguito delle consultazioni delle elezioni, ci fu una coalizione tra Cameron e Nick Clegg, a capo dei liberali, per raggiungere il numero di deputati sufficiente per governare, a testimonianza della graduale trasformazione politica. Proprio l’attuale Primo ministro David Cameron si presenta cinque anni dopo forte di una ripresa economica notevole, con un Pil nel 2015 aumentato di due punti e mezzo e la disoccupazione scesa al 5 per cento, e può quindi puntare sulla prosecuzione di questa linea economica, con contenimento dei costi, tagli e riduzione della pressione fiscale. Miliband, dal canto suo, accusa Cameron di aver pensato ad una “ripresa per pochi” e si propone di allargarla a tutta la popolazione, incluse quelle fasce sempre più in difficoltà che continuano ad aumentare, come testimonia il milione di domande per il sostegno alimentare nell’ultimo anno, un’impennata rispetto al passato. Il futuro economico, comunque, è strettamente legato a due macrotemi: la situazione dell’Inghilterra in Europa e l’immigrazione. Cameron, in caso di vittoria, ha promesso di tenere un referendum nel 2017 per decidere sull’eventuale uscita dall’Europa, il cosiddetto “Brexit”, e di imporre un limite alle immigrazioni. Immigrati che, però, sono stati proprio uno dei motori della ripresa economica inglese, grazie al rapporto forza lavoro-prezzo, anche se molti cittadini sembrano non ricordarselo in quanto chiedono molte più tutele per la loro condizione di lavoratori. Un eventuale Brexit, inoltre, rischia di isolare l’Inghilterra dai principali mercati europei e potrebbe essere un duro colpo per un economia che ormai viaggia a gonfie vele. Le prime risposte, comunque, si avranno questa sera, con gli exit-polls divulgati dalle tv a partire dalle dieci, quando finalmente si saprà se e chi sarà il nuovo residente di 10 Downing Street.