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Finalissima Europa League – La Roma si arrende ai rigori dopo 146’. Mou, zero tituli. Sarà addio?

La maledizione dei calci di rigore si rimaterializza a 39 anni di distanza dalla notte maledetta dell’Olimpico contro il Liverpool. Dalla finale di Coppa dei Campioni
dell’83 a quella del 2023 di Europa League contro il Siviglia a Budapest.

Cambiano gli stadi e gli avversari, le competizioni e le rose ma la delusione è sempre la stessa e anche le nuove generazioni di tifosi giallorossi vengono iniziati al dolore in quella che viene impropriamente definita la lotteria dei tiri dal dischetto. Bisogna infatti partire proprio dalla fine per comprendere, o provare a farlo, le ragioni di una sconfitta che brucia e che mette la Roma nella drammatica condizione, domenica prossima all’Olimpico, di giocarsi lo strapuntino per un posto nella nuova Europa League contro lo Spezia in lotta per non retrocedere.

Se ti presenti al dischetto con tiratori come Mancini e Ibanez e con un portiere non propriamente definito un para rigori le possibilità di vincere sono davvero poche. Perché si è arrivati a quella lista?
Semplice, Mourinho ha deciso di voler vincere la gara nei 90’ giocando da subito la carta Dybala. Si sapeva che l’argentino, nonostante la pretattica dell’allenatore che lo
ha praticamente nascosto negli ultimi tempi, avesse nelle gambe al massimo 45’ e
infatti alla joya non è bastato realizzare il goal del vantaggio nel pt. La sua classe e la
sua precisione sarebbero sicuramente serviti di più a gara inoltrata e la sua presenza
dagli 11 metri avrebbe probabilmente indirizzato il match in un’altra direzione. Lo
avevamo auspicato nella presentazione della finale.

Perché non puntare da subito sulla dinamicità e sul fiuto del goal di El Shaarawy, chiamato in scena da Mourinho soltanto al 106’ e poi nemmeno mandato sul dischetto al momento decisivo? Altro spreco quello di Bove (alzi la mano chi non pensasse prima della partita che lui e il faraone erano i giocatori più in forma con Matic e Smalling) entrato ad appena 4’ dalla fine e tra i più affranti a fine gara.

Inspiegabile preferirgli l’evanescente Wijnaldum, uno da 4 in pagella nelle ultime gare e vero e proprio mistero tecnico e agonistico della stagione.

Detto questo la Roma di Mourinho ha dato tutto in una finale che rimarrà alla storia per essere stata la più lunga di sempre (durata 146’ recuperi monstre compresi). Coi giallorossi a prendere l’iniziativa all’inizio e ad andare meritatamente in vantaggio. Poi un palo clamoroso del Siviglia alla fine del tempo e la partita che cambia radicalmente nella ripresa con l’entrata in scena di Suso (il migliore in campo) e dell’ex Lamela. Siviglia padrone e Roma che alza il muro.
Poche occasioni da goal degli spagnoli e l’autorete di Mancini che spalanca le porte
ai supplementari.

Falli, insulti tra le panchine, cartellini sventolati a raffica, rigori dati, tolti e reclamati (arbitraggio di Taylor non all’altezza di una finale) e poi i tiri dal dischetto che fanno riapparire i fantasmi del passato.

Ora è tempo di bilanci e prospettive. Se contano solo i risultati, come ci ha insegnato la filosofia di Mourinho, l’annata è deludente se non fallimentare. Sesto posto in campionato (appena 1 in più della Juve penalizzata), eliminazione casalinga in Coppa Italia contro la retrocessa Cremonese, due derby persi e per il quinto anno consecutivo dietro ai cugini qualificati in Champions in un torneo da ciapa no, alla Roma del tecnico portoghese – alla prima finale europea persa in carriera – servono piani per il futuro e stabilità tecnica. Inutile invocare investimenti extralusso che non potranno esserci. E dettare condizioni e tempistiche, come ha fatto Mourinho a fine gara, non ci sembra il viatico migliore per ricominciare in sintonia. E’ il momento di parlare, forte e chiaro, anche in società. Non conoscere la voce dei proprietari da quasi tre anni è un altro record difficilmente battibile.

Le pagelle di Siviglia – Roma 5-2 (dcdr)

Rui Patricio 5, Mancini 6, Smalling 7,5, Ibanez 7, Celik 6 (dal 91’ Zalewski 5,5),
Crsitante 6,5, Matic 7 (dal 116’ Bove ng), Spinazzola 5,5 (dal 106’ Llorente ng),
Dybala 7 (dal 67’ Wijnaldum 4,5), Pellegrini 6 (dal 106’ El Shaarawy ng), Abraham
6 (dal 75’ Belotti 5,5).
All. Mourinho 5,5

Claudio Fontanini