Home ATTUALITÀ Gaza, Hamas: “Rispetteremo tregua ordinata dall’Aja se Israele farà lo stesso”

    Gaza, Hamas: “Rispetteremo tregua ordinata dall’Aja se Israele farà lo stesso”

    (Adnkronos) –
    Hamas si dice pronto a rispettare qualsiasi decisione della Corte Internazionale di Giustizia che richieda il cessate il fuoco a Gaza se lo farà anche Israele. In una dichiarazione diffusa su Telegram, e rilanciata dal sito di Aljazeera, alla vigilia dell’udienza in cui la Corte dovrà annunciare se concederà misure di emergenza, Hamas afferma che rilascerà tutti gli ostaggi israeliani se Israele scarcererà tutti i prigionieri palestinesi. “Il nemico sionista deve mettere fine al suo assedio di 18 anni a Gaza e far entrare tutto l’aiuto necessario alla popolazione e alla ricostruzione”, conclude la dichiarazione. 

    Continuano, intanto, i bombardamenti di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza. Almeno 20 palestinesi sono stati uccisi in un raid che ha colpito la folla in attesa di ricevere aiuti umanitari a Gaza City. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è oggi in Israele e a Ramallah. 

    Gli abitanti di Gaza sono intanto tornati in piazza, oggi a Khan Younis nel sud dell’enclave palestinese, per chiedere a Hamas e a Israele di mettere fine al conflitto in corso. La Dpa parla di decine di paesone scese in strada a protestare, mentre secondo il quotidiano israeliano Haaretz hanno manifestato in centinaia. I presenti hanno chiesto un cessate il fuoco sia al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sia al leader di Hamas a Gaza Yehya al-Sinwar. Come si vede dal video condiviso dal sito di Haaretz, alla marcia hanno partecipato soprattutto ragazzi e uomini. 

     

    Venti palestinesi sono stati uccisi e almeno altri 150 sono rimasti feriti dalle Forze di difesa israeliane che, secondo quanto riporta l’emittente al-Jazeera, hanno colpito persone in attesa di ricevere aiuti umanitari a Gaza City. L’emittente riferisce che l’attacco è avvenuto in piazza Kuwait, nel quartiere di Zeitoun a est di Gaza City nel nord dell’enclave. Il portavoce del ministero della Sanità della Striscia di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha parlato di un massacro di ”bocche affamate”. Il rischio è che il numero delle vittime aumenti perché molti feriti sono gravi e sono stati portati presso l’ospedale Al-Shifa, che è senza forniture mediche e ha solo pochi medici che lavorano, ha detto al-Qudra. Il portavoce della protezione civile Mahmoud Basal ha riferito delle difficoltà incontrate dai soccorritori per raggiungere la scena perché i militari israeliani lo hanno ostacolato. 

    Almeno una persona è rimasta uccisa e altre ferite quando un aereo da guerra israeliano ha bombardato all’alba un condominio a Rafah. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti locali. Il raid ha avuto luogo nel quartiere di Tal as-Sultan, a ovest di Rafah, che ospita oltre 1,3 milioni di palestinesi che vivono in condizioni di sovraffollamento. 

    Decine di “terroristi” sono stati invece uccisi nel quartiere di al-Amal, a Khan Yunis, mentre proseguono le operazioni militari nella seconda città più grande dell’enclave palestinese. 

    Il presidente Biden intende inviare il direttore della Cia, William J. Burns, nei prossimi giorni per aiutare a mediare un ambizioso accordo tra Hamas ed Israele che comprenderebbe il rilascio degli ostaggi ancora a Gaza in cambio della pausa più lunga delle ostilità registrata dall’inizio della guerra a Gaza lo scorso anno. Lo rivela il Washington Post, citando fonti informate secondo le quali Burns sarà in Europa per colloqui e incontrare i capi dell’intelligence israeliana e egiziana, David Barnea e Abbas Kamel, e il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. 

    Lo scontro con il Qatar è l’ultimo atto dell”accerchiamento’ intorno a Netanyahu, assediato dai famigliari degli ostaggi e da Biden, dai leader europei e da quelli dei Paesi arabi, ma sempre intenzionato a non cedere sulla guerra a Gaza e sull’obiettivo di distruggere Hamas. Allo stesso tempo a Doha, di fronte all’indebolimento di Hamas, avanzano gli interrogativi su chi saranno i palestinesi che potranno governare Gaza una volta finita la guerra; incluso chi riesca eventualmente a “redimersi” nelle file di Hamas. 

    Una discussione che si intreccia al negoziato sugli ostaggi che, pur essendo in stallo, “Doha non molla, perché non ha alternative; rinunciare a essere parte della trattativa sarebbe un grosso danno per un Paese che ha fatto della capacità di mediazione l’asset centrale della sua politica”. 

    Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato a Ramallah il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas e il ministro degli Esteri al-Maliki. Lo ha scritto in un tweet lo stesso Tajani sottolineando che ”l’Italia è protagonista di pace a Gaza”. Il titolare della Farnesina ha ribadito che ”la soluzione a due Stati è l’unica possibile” e che ”Hamas non è la Palestina”. L’impegno, ha spiegato, è quello di lavorare ”con Autorità Palestinese per rafforzarne le istituzioni e per fornire supporto alla popolazione civile”. 

    “In questo momento certamente la parte israeliana non è entusiasta di questa proposta. Lo capisco anche perché sono in guerra e per il fronte interno è difficile poter parlare di questa ipotesi. Ho trovato più favorevole l’Anp e Abu Mazen questo ho incontrato ma non dobbiamo demordere perché è la soluzione che riguarda il futuro”, sottolineando la necessità di “non allentare la sicurezza attorno a Israele. Israele deve poter vivere in sicurezza”. 

     

    Tajani ha iniziato la sua missione con un incontro con il presidente della Repubblica di Israele Isaac Herzog. Nel corso dell’incontro con il capo dello Stato Tajani ha espresso ancora una volta la sua indignazione per l’attacco di Hamas del 7 ottobre alla popolazione civile israeliana attorno a Gaza e ha confermato la richiesta del governo italiano a quello israeliano di tutelare in ogni modo le vite dei civili palestinesi durante le operazioni militari. “Sosteniamo con forza le azioni del governo israeliano contro le organizzazioni terroristiche e parallelamente vogliamo affrontare con i nostri amici israeliani la preparazione per un ritorno al confronto politico e diplomatico. Dopo le operazioni militari a Gaza bisognerà individuare immediatamente un percorso politico per evitare che gli attuali scontri possano ripetersi e allargarsi ad altri conflitti nella regione. Ma bisognerà anche avviare il percorso politico che inevitabilmente dovrà portare a una formula indirizzata alla soluzione del 2 popoli, 2 Stati”. Dopo il colloquio, accompagnato da lui, ha incontrato alcuni familiari degli ostaggi tenuti a Gaza dal 7 ottobre scorso. 

    Tajani ha quindi incontrato il ministro degli Esteri Israel Katz e il membro del “gabinetto di guerra” Benny Gantz. “Con il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz abbiamo concordato di rafforzare iniziative umanitarie congiunte. L’Italia è in prima fila nell’assistenza alla popolazione palestinese. Pronti a curare in Italia 100 bambini di Gaza. Emozionante incontro con familiari ostaggi israeliani”, ha detto il titolare della Farnesina. 

    “Ho incontrato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, un vero amico di Israele. Il mio messaggio principale per lui è stato che non abbiamo altra scelta che completare la nostra missione a Gaza: riportare a casa tutti gli ostaggi e neutralizzare Hamas. Ho richiesto il suo intervento nei confronti del governo libanese per cacciare Hezbollah dal Libano meridionale, altrimenti il Libano dovrà affrontare un colpo devastante dal quale non si riprenderà”, ha scritto dal canto suo Katz sul social X. 

    Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha poi incontrato a Ramallah il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas e il ministro degli Esteri al-Maliki. Lo ha scritto in un tweet lo stesso Tajani sottolineando che ”l’Italia è protagonista di pace a Gaza”. Il titolare della Farnesina ha ribadito che ”la soluzione a due Stati è l’unica possibile” e che ”Hamas non è la Palestina”. L’impegno, ha spiegato, è quello di lavorare ”con Autorità Palestinese per rafforzarne le istituzioni e per fornire supporto alla popolazione civile”. 

    Sulla soluzione dei due Stati, “in questo momento certamente la parte israeliana non è entusiasta di questa proposta. Lo capisco anche perché sono in guerra e per il fronte interno è difficile poter parlare di questa ipotesi. Ho trovato più favorevole l’Anp e Abu Mazen questo ho incontrato ma non dobbiamo demordere perché è la soluzione che riguarda il futuro”, ha poi spiegato il ministro italiano in conferenza stampa sottolineando la necessità di “non allentare la sicurezza attorno a Israele. Israele deve poter vivere in sicurezza”.  

    “Siamo favorevoli a un cessate il fuoco, siamo favorevoli alla ricerca di un’interruzione del conflitto armato” a Gaza, ha poi ribadito rispondendo a una domanda se la Corte internazionale di giustizia domani decidesse di imporre a Israele un cessate il fuoco. “Non deve essere una proposta che sia contro Israele”, precisa Tajani sottolineando che “non va sottovalutato Hamas: un conto è la popolazione di Gaza, un altro è Hamas”. 

    Per Tajani, aggiunge, “ora bisogna lavorare per la pace” ed è quello che sta facendo l’Italia che curerà 100 bambini palestinesi in Italia, che è pronta a installare un ospedale da campo. 

    “Certamente bisognerà anche lavorare per la ricostruzione nella Striscia di Gaza ma con Hamas fuori, non un euro o un dollaro per Hamas. Hamas usa i soldi del popolo per fare la guerra. Noi vogliamo aiutare il popolo palestinese, non vogliamo aiutare Hamas. Tutto quanto accade è una responsabilità esclusiva di Hamas che ha fatto di tutto per evitare che Israele facesse un accordo con l’Arabia Saudita”, ha sottolineato. 

    Israele non chiede più alla leadership di Hamas di lasciare la Striscia di Gaza nei negoziati per il cessate il fuoco. Lo ha riferito il quotidiano del Qatar Al-Araby Al Jadeed. Fonti egiziane hanno riferito inoltre al giornale che i colloqui per un accordo sono a un punto critico a causa della richiesta di Hamas di garantire che venga concordata una fine permanente dei combattimenti. 

    Ci sono stati violenti scontri durante la notte tra le forze israeliane e i combattenti palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania. Lo riferiscono i media locali. Le forze israeliane hanno fatto irruzione in vari quartieri della città e hanno arrestato un palestinese. 

    L’agenzia di stampa statale palestinese Wafa riferisce che le forze israeliane hanno anche distrutto monumenti ai palestinesi caduti. Filmati condivisi dai media locali mostrano le strade della città distrutte dai bulldozer militari israeliani. Durante gli scontri, i combattenti palestinesi hanno preso di mira le forze israeliane con ordigni esplosivi e colpi di arma da fuoco, riferisce l’agenzia di stampa Shehab. 

    Nel corso di un’operazione israeliana a Bir al-Basha, località poco distante da Jeni, è stato ucciso un sospetto militante delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas. La vittima, ha precisato l’agenzia di stampa palestinese Wafa, si chiamava Wissam Walid Khashan e nel corso dell’operazione è stato arrestato il fratello. Le Brigate al-Qassam hanno confermato che l’uomo era un loro operativo, annunciando la sua morte da “martire” durante “uno scontro con l’esercito di occupazione”. 

    Le Nazioni Unite hanno confermato che i ribelli yemeniti Houthi hanno ordinato al personale americano e britannico delle Nazioni Unite con sede nella capitale Sana’a di lasciare il paese entro un mese, a causa dei bombardamenti in risposta agli attacchi contro le imbarcazioni nel Mar Rosso. Il portavoce del Segretariato generale dell’Onu Stéphane Dujarric ha dichiarato in una conferenza stampa di aver “ricevuto comunicazioni dalle autorità de facto” che chiedevano la partenza dalle aree del Paese sotto controllo, che comprende Sana’a e altre zone nel nord e nell’ovest. “Qualsiasi richiesta sul personale delle Nazioni Unite basata esclusivamente sulla sua nazionalità è incompatibile con il quadro giuridico dell’Onu”, ha detto il portavoce prima di aggiungere che questa misura “ostacola” anche la capacità dell’organizzazione di adempiere al mandato di sostegno al popolo yemenita.