Giro di mazzette per appalti a Palermo: 4 arresti

    È stata la denuncia di un imprenditore a dare il via ad un’indagine della procura di Palermo in merito ad appalti del Provveditorato interregionale opere pubbliche che sarebbero stati falsati. Nel blitz della squadra mobile sono stati arrestati quattro funzionari: Carlo Amato, Francesco Barberi, Antonio Casella e Claudio Monte, mentre altri due hanno subito la sospensione di un anno. Contemporaneamente, 8 soggetti dell’imprenditoria hanno subito un’interdittiva ad instaurare contratti con la pubblica amministrazione. Le operazioni sono riconducibili all’interno di un’inchiesta contro un’associazione a delinquere dedita al reato di concussione.

    Giro di mazzette per appalti a Palermo: la denuncia di un imprenditore

    È un sistema di mazzette fluido e continuo quello che è emerso dagli accertamenti, proprio allo snodo cruciale di tanti appalti milionari per manutenzione e ristrutturazioni. “La denuncia dell’imprenditore è stata il punto di partenza, le indagini hanno svelato il sistema che controllava diversi appalti pubblici” ha detto Rodolfo Ruperti, il capo della squadra mobile. Nel 2017 la procura aveva già perquisito gli uffici del Provveditorato, e in quell’occasione la sezione Anticorruzione della Mobile aveva posto sotto sequestro alcuni documenti inerenti dei lavori fatti a Palermo e provincia, in particolare al padiglione 18 dell’Università di viale delle Scienze, in un dipartimento di via Archirafi, in un appartamento delle forze dell’ordine e infine alla caserma dei carabinieri di Capaci. Inoltre altri punti sotto osservazione ad Enna, per la sistemazione di alcuni immobili dei vigili del fuoco, dell’Agenzia delle Entrate e della caserma della polizia intitolata al commissario Boris Giuliano; sotto analisi anche i lavori alla Chiesa di San Benedetto, nel Comune di Barrafranca, così come sotto sequestro sono i documenti delle scuole “Ansaldi” di Centuripe ( Enna), “Luigi Pirandello” di Villadoro (Nicosia), “Piraino” di Casteldaccia e “La Pira” di Sant’Alfio (Catania).
    Un iceberg venuto fuori grazie ad un imprenditore che ha deciso di parlare. Dopo aver vinto l’appalto per ristrutturare una scuola del palermitano, si è negato quando alcuni dipendenti pubblici avevano richiesto il pagamento delle mazzette e si è quindi rivolto alle forze dell’ordine, vuotando il sacco: ecco venir fuori il racconto di minacce più o meno velate e le richieste di pranzi e cene, oltre ovviamente alle somme di denaro.