Un po la nuova coscienza alimentare ed ambientale – che induce a spendere meno ma puntando sulla qualità, molto in conseguenza alla terribile crisi che viviamo, fatto è che, spiega la Coldiretti, “Nel giro di un decennio il carrello della spesa settimanale è passato da 21,4 chili a 18,9 chili, con un taglio netto delle quantità acquistate”. Ad evidenziare il minimo storico della spesa settimanale delle famiglie italiane per il cibo (2,5 chili in meno) registrato negli ultimi 10 anni, è lincontro promossa dallazienda agricola Maccarese – associata alla Coldiretti ospitata nella suggestiva location nel castello di San Giorgio di Maccarese, a Fiumicino (Roma). Ma laltra faccia della medaglia è rappresentata dallattenzione che i consumatori riservano al cibo in vendita: “Tre consumatori su quattro controllano inoltre letichettatura e la provenienza degli alimenti e mangiano italiano”, rivela lo studio condotto dalla Coldiretti sui recentissimi dati Eurispes. Basta pensare che il 74% degli acquirenti opta per prodotti made in Italy (74%), ed oltre la metà di essi (il 53%), compra spesso quelli con marchio Dop, Igp, Doc. A sottolieneare la grande attenzione riservata a tali prodotti, cè inoltre da dire che in oltre la metà dei casi (59%), vengono privilegiati i prodotti a km zero e, nell80% dei casi, quelli di stagione. “Un esempio di questo nuovo corso è rappresentato dalla carne. Gli italiani ne mangiano meno in quantità (-5% nel 2016, secondo Ismea), ma la scelgono sempre più di qualità e con attenzione alla salute, secondo unanalisi Coldiretti su dati dellOsservatorio nazionale consumi di carne. Complessivamente spiega ancora lo studio – nel nostro Paese se ne portano in tavola allanno79 chilogrammi pro-capite (tra pollo, suino, bovino, ovino), il più basso in Europa, con i danesi che sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi 101 chilogrammi, gli spagnoli 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi 85,8 e 86 chilogrammi”. Come tiene ad osservare Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti – “Lattenzione dei consumatori per il valore qualitativo di quello che portano in tavola è sicuramente un fatto positivo. Il miglior modo per sostenere questa rinnovata centralità del cibo – conclude – è consentire ai cittadini di fare scelte di acquisto consapevoli garantendo loro una piena trasparenza sulla reale origine di quello che mettono nel carrello con una etichettatura chiara e completa anche sulla provenienza”.
M.