Il Consiglio dei Ministri approva il ddl Anticorruzione, Salvini assente

    Arriva in via ufficiale da parte del Consiglio dei Ministri l’approvazione del disegno di legge anticorruzione, creato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Una serie di misure particolarmente importanti, a partire dall’impiego dell’agente sotto copertura e il Daspo per i corrotti (a cui sono state aggiunte alcune integrazioni), fino ad arrivare alla cessazione del finanziamento anonimo per partiti e fondazioni.
    Un provvedimento, quello appena approvato, che porta soprattutto il nome dei Cinque stelle e che è stato rinominato più volte proprio sul blog del Movimento “spazza-corrotti”. Nelle ultime ore sono state però apportate alcune modifiche, soprattutto per via di diverse perplessità esplicate dalla Lega. Altro fattore che sottolinea la distanza del Carroccio dal provvedimento è l’assenza del vicepremier Salvini al Consiglio dei ministri. “Salvini si è giustificato per l’assenza”, ha chiarito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
    Proprio quest’ultimo si è detto particolarmente soddisfatto della recente approvazione: “Il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che riteniamo particolarmente significativo – ha dichiarato Conte – e qualificante delle iniziative di governo, che si inquadra nell’ambito delle riforme strutturali, in materia di contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione”.

    A entrare nel dettaglio e nella parte più importante del decreto, ossia il Daspo, è Alfonso Bonafede, annunciando: “Ci sarà il Daspo a vita per chi viene condannato per corruzione per pene superiori ai due anni; Daspo da 5 a sette anni per condanne minori, ossia fino a due anni”. Per quanto riguarda l’agente sotto copertura, “sarà utilizzabile dall’Autorità giudiziaria anche per i reati di corruzione contro la pubblica amministrazione”. Secondo Bonafede, entro fine anno arriverà anche la riforma della prescrizione.
    Sarà però possibile revocare il daspo dagli appalti solo in caso di riabilitazione e dopo il trascorrimento di almeno 12 anni dall’espiazione della pena. Un periodo di tempo a cui vanno aggiunti i tre anni previsti per ottenere la riabilitazione. È questa una delle principali modifiche introdotte nel ddl anticorruzione, sembra anche dopo un intervento del premier. Se il soggetto è recidivo, i tempi aumentano, perché in quel caso servono 10 anni per chiedere la riabilitazione.
    Il vicepremier m5S, Luigi Di Maio annuncia la novità che riguarderà partiti e fondazioni: “Chi finanzia un partito se lo vuole fare non si può più nascondere dietro l’anonimato. Non esiste più che la legge dello Stato fa da palo a chi prima dà i soldi e poi riceve in cambio dopo le elezioni. Stop a questo meccanismo che è stato alla base della Seconda Repubblica, nella Terza non sarà più così”. Parole pronunciate proprio a poche ore dalla condanna leghista.
    Altro punto fondamentale è quello dei “pentiti” della corruzione. “Viene data la possibilità di pentirsi”, ha detto Bonafede. “Il presupposto è che la confessione sia volontaria e su fatti non ancora oggetto di indagine. I reati devono essere stati commessi non più di sei mesi prima. Chi si pente poi deve restituire il maltolto, inoltre deve essere esclusa la premeditazione”.
    Come previsto, non sono mancate critiche arrivano dall’opposizione: per Walter Verini, del Pd, si tratta “di uno spot, con aspetti, purtroppo, di dubbia costituzionalità ed efficacia”. Per Enrico Costa (Fi) il ddl “stimola i crimini per reprimerli, costringe le forze dell’ordine a partecipare alla commissione dei reati, premia e lusinga chi organizza complotti, e alimenta il sospetto che in ogni imprenditore si nasconda un corruttore ed in ogni amministratore un corrotto a piede libero”. Lo scontro sul provvedimento è appena cominciato.