IL GOVERNO PRESENTA LE SUE PROPOSTE SULLE PENSIONI MA AI SINDACATI NON BASTANO

    “Siamo convinti che nell’ambito di una Legge di Bilancio che già, pur con risorse limitate, viene incontro a numerose esigenze sociali e espresse dal mondo del lavoro, abbiamo messo insieme in queste tre settimane un pacchetto di misure molto rilevante e sostenibile. Dal nostro punto di vista è un buon risultato. Un risultato di cui la condivisione del mondo sindacale è requisito importante. Parliamo spesso dell’importanza del dialogo con le parti sociali, un dialogo che è forte quando produce risultati: più sostegno il pacchetto avrà dalle forze sindacali, più sarà forte nel trovare spazio compiuto nella Legge di Bilancio. Il documento di sintesi del governo che vi abbiamo consegnato oggi, contiene i contenuti che abbiamo illustrato nelle riunioni precedenti, con l’inserimento di alcuni elementi emersi nella discussione con i sindacati. Il dialogo sociale è forte nella misura in cui produce risultati. Riteniamo che la vostra adesione sarebbe un contributo molto positivo. Sappiamo che ci sono posizioni e valutazioni differenziate tra di voi, di cui prenderemo atto. Il mio auspicio è che queste posizioni differenti rimangano in una dialettica non conflittuale. Ognuno è naturalmente padrone delle proprie scelte e decisioni. Per quanto riguarda questo pacchetto il governo si impegna a tradurlo in un emendamento alla legge di bilancio. Più forte sarà il sostegno delle organizzazioni sindacali, più forte sarà questo pacchetto di misure, e come si dice in gergo, più blindato sarà in Parlamento”. Così il premier davanti a Cgil, Cisl e Uil (Camusso, Furlan e Barbagallo), proponendo un pacchetto di proteste in tema di pensioni, un documentato che però la Cgil non ha condiviso fin da subito. Il governo (rappresentato anche dai ministri Madia, Padoan e Poletti), ha messo sul tavolo delle pensioni un documento con delle nuove proposte, ma per la Cgil non è sufficiente, ha subito replicato la Camusso: “E’ stata una occasione persa dal governo. La vertenza previdenziale per noi resta aperta e gli interventi fatti non chiudono il capitolo previdenziale. Per sostenere questo giudizio il prossimo 2 dicembre avremo una mobilitazione generale. Il documento sintetizza una posizione del governo e se la sottoscrive il governo stesso – ha aggiunto la Camusso, nella cui contrarietà è stata seguita anche dalle altre due sigle sindacali ,e infatti Furlan ha commentato: “Il governo ha chiesto quale fosse la posizione dei sindacati sul suo documento finale e noi gliela abbiamo rappresentata”, aggiungendo anche che ha trovato “pienamente positivo” il documento del governo. A riassumere però chiaramente la situazione, la ’schiettezza’ di Barbagallo: “Che avremmo dovuto fare? Uno firmava, uno ci metteva una mezza firma e un altro ancora non firmava?”. Tra le novità ’tecniche’ nel documento presentato dall’esecutivo, spicca l’inserimento dei siderurgici di seconda fusione, e dei lavoratori del vetro, che saranno quindi inclusi tra i lavori gravosi e (come per le 15 categorie già individuate), esclusi dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, in vigore dal 2019. Confermato tra i requisiti per accedere al beneficio, l’aver svolto un lavoro gravoso 7 anni sugli ultimi 10, ed avere 30 anni di contributi. Il governo ha poi affrontato il nodo giovani, dando disponibilità alla ’triplice’ sulla prosecuzione “prioritaria” di un dialogo, sul come assicurare una pensione adeguata ai giovani: “Il governo concorda sulla necessità di dare priorità alla discussione sui temi della sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici destinati ai giovani al fine di assicurare l’adeguatezza delle pensioni medio-basse nel regime contributivo , con riferimento sia alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia”. In altre parole, come già ’convenuto’ con i sindacati nel 2016, l’esecutivo intende quindi proseguire un “dialogo” nel rispetto dei “vincoli di bilancio e della sostenibilità di medio e lungo periodo della spesa pensionistica e del debito”. Così come per “L’allargamento dei requisiti di accesso alla prestazione per le lavoratrici con figli al fine di avviare il processo di superamento delle disparità di genere e dare un primo riconoscimento al valore sociale del lavoro di cura e maternità svolto dalle donne”. Ma attenzione, quanto fin qui elencato – e contenuto nel documento presentato stamane – è solo ’un inizio’, in vista del 2018, in relazione all’Ape social, ma con la garanzia che per il prossimo anno l’esecutivo “amplierà la platea alle nuove categorie di attività gravose. Il documento inoltre conferma , con l’obiettivo di consentire in prospettiva la messa a regime dell’Ape social al termine della sperimentazione, l’accantonamento in un apposito fondo dei risparmi di spesa, come eventualmente accertato nel 2019 arttraverso la rideterminazione delle previsioni di spesa nell’ambito dei limiti di spesa programmati”. A quanto si apprende, anche i sindacati faranno parte della Commissione (presieduta da Istat, e composta da rappresentanti del Ministero dell’Economia, del Lavoro, della Salute, di Inps, di Inail con la partecipazione di esperti indicati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative dei datori di lavoro e dei sindacati”, come indica il testo), che – ai fini di una rilevazione scientifica, anche in relazione all’anzianità anagrafica dei lavoratori – dovrà valutare l’effetiva gravosità delle attività lavorative, chiamata ad esprimersi entro il 30 settembre 2018. Infine, attraverso una lettera ’ufficiale’, la Cgil ha chiesto urgentemente un incontro ai presidenti di tutti i gruppi parlamentari: “In vista del prossimo avvio dei lavori parlamentari sulla Legge di Bilancio – si legge – siamo a richiedere un incontro urgente per poter esporre le nostre considerazioni e le nostre proposte in particolare sulle norme che riguardano il lavoro e la previdenza”.
    M.