Il presidente dell’Enac Riggio : ‘nazionalizzare Alitalia è soluzione impropria’

    Il governo è impegnato nella ricerca di una soluzione per salvare Alitalia, la compagnia aerea di bandiera che da anni vive una profonda crisi che riguarda in particolar modo i suoi dipendenti, producendo gravi ripercussioni sulle entrate e sulla qualità dei servizi. La giunta parlamentare imputa la colpa ai governi precedenti; ma le soluzioni proposte dalla nuova rappresentanza non sembrano migliorare la situazione. Ultima, in ordine di tempo, l’idea di nazionalizzare Alitalia, bocciata da tutti i fronti, nella fattispecie da Vito Riggio, capo dell’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile (Enac). Riggio, che sta per concludere il suo incarico da presidente, considera la strada della nazionalizzazione ‘impropria’. Infatti lui l’ha ‘sempre detto. E’ fuori da una logica di mercato”. Dichiarazioni emerse durante l’ultima riunione del bilancio estivo di Alitalia, a cui Viggio aggiunge: “L’Enac è fuori dalla questione Alitalia, tranne che per la parte sicurezza, su cui continua la vigilanza e va tutto bene, le cose sono sotto controllo. Per tutto il resto – comunque precisa – è un orizzonte che non ci coinvolge per niente”. Nazionalizzare è “in controtendenza” rispetto a quanto accade in Europa, spiega ancora sottolineando che per questa operazione “bisogna trovare soldi, molti soldi”. “La mia opinione personale è che la soluzione migliore è un accordo con una compagnia industriale, che sia del mestiere e metta a frutto il buon lavoro fatto dai commissari”, aggiunge. “Io sono sempre stato contro le nazionalizzazioni, le rinazionalizzazioni sono ancora peggio. Comunque – precisa – è una scelta esclusiva della politica”. Di Alitalia parla anche la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che però dice di non avere “ancora informazioni” sui piani del governo, sottolineando che l’inchiesta sugli aiuti alla compagnia aerea “è ancora in corso”. Vestager spiega che parte dell’indagine dell’Antitrust europeo “riguarda il livello degli interessi” del prestito ponte. “E’ un’importante elemento a cui guardare, perchè un governo può investire in un’impresa a condizioni di mercato, altrimenti è aiuto di Stato”, dice Vestager in un’audizione all’Europarlamento. Il tempo delle soluzioni per Alitalia, però, sta per finire. A fine mese scadrà la procedura di vendita, la cassa integrazione e i contratti di lavoro per i dipendenti della compagnia. Al 15 dicembre è stabilita la data ultima per la restituzione del prestito ponte. Per far fronte all’emergenza, piloti ed assistenti di volo sono pronti ad avviare una fase di mobilitazione fino allo sciopero. È un allarme rosso quello che giunge dalla neonata Fnta, la federazione nazionale del trasporto aereo costituita dalle associazioni professionali di categoria, Anpac, Anpav e Anp. “È una situazione pericolossima e preoccupante e ancora non sappiamo a quali soluzioni sta pensando il Governo”, avvertono all’unisono i rappresentanti di Fnta in vista delle scadenze stringenti che attendono la compagnia nelle prossime settimane e mesi: Al momento, dal Governo non sono arrivati segnali, denuncia Fnta, se non la comunicazione dell’apertura di un tavolo sul trasporto aereo senza però l’indicazione di eventuali convocazioni. Tutto tace invece sullo specifico dossier di Alitalia mentre manca ormai meno di un mese all’ora x del 31 ottobre. “La compagnia è gestita bene e con buon senso dai commissari, che stanno un clima positivo. Ma questo non basta a risolvere i problemi”, ha detto il coordinatore di Fnta, Stefano De Carlo nel sottolineare che la compagnia, nonostante la stagione estiva positiva, continua a perdere. “Alitalia si avvia a perdere tra i 400 e i 500 milioni di euro. Le perdite già consolidate ammontano a 300 euro. Il rischio è che i soldi a gennaio non ci saranno più. Non sappiamo se Alitalia ce la fa ad affrontare un altro inverno”, ha avvertito. “Il Governo – ha proseguito De Carlo – deve dare una soluzione ai problemi in tempi rapidi perché siamo già oltre il tempo massimo. Il Governo ha parlato di nazionalizzazione, abbiamo sentito parlare di Fs, Eni, Cdp ma di più non sappiamo”. Grave è, inoltre, il fatto che Alitalia non abbia un piano industriale. “Ora l’azienda – ha detto De Carlo – vive di inerzia mentre avrebbe bisogno di un piano e di nuovi capitali. Servono 1,5-2 miliardi di investimenti in flotta con l’obiettivo di sviluppare il lungo raggio dove si fanno ricavi e, in particolare, i Nord America. E per questo, serve una nuova partnership per uscire dai vincoli della joint venture SkyTeam”. “E’ un momento grave per Alitalia. La situazione è diventata pericolosissima e per questo abbiamo deciso di lanciare questo allarme e siamo a un passo dal baratro”, ha detto Marco Veneziani di Anp. In assenza di fatti e risposte concrete, “andremo alla mobilitazione del personale”, ha quindi annunciato il presidente dell’Anpav, Massimo Muccioli.