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Il rogo del ‘Ponte di ferro’: si indaga contro ignoti, ma tutti sanno delle baraccopoli che popolano gli argini del Tevere

Diradata l’impressionante coltre di fumo acre che, sabato sera, insieme alle fiamme ha avvolto lo storico ponte dell’Industria (per i romani ‘Ponte di ferro’, che collega l’Ostiense a Viale Marconi), è visibile come il terribile rogo abbia letteralmente incenerito – poi parzialmente crollata – una delle passerelle deputate al passaggio dei cavi e condotte del gas.

Premesso che ora bisognerà verificare l’agibilità stessa della struttura, in ogni caso ci vorrà molto tempo prima che torni ad essere quello ‘snodo nevralgico’ della circolazione.

Rogo del Ponte dell’Industria: si indaga contro ignoti per incendio colposo e per delitti contro la pubblica incolumità

Dal canto suo la Procura (che indaga contro ignoti per incendio colposo e per delitti contro la pubblica incolumità), ha immediatamente aperto un’inchiesta, affidata al procuratore aggiunto Giovanni Conzo, chiamato ad appurare le cause di questo disastro. Un incendio violentissimo che, secondo i numerosi residenti delle aree limitrofe, è da attribuire alle conseguenze della condotta delle decine di sbandati ed ‘irregolari’, che da anni bivaccano sulle sponde del Tevere, attrezzando capanne di lamiera, affidando spesso le operazioni di ‘cucina e riscaldamento’ ad improbabili fornelli a gas, quando non a veri e propri falò a cielo aperto.

Il rogo del Ponte dell’Industria: chi conosce la zona sa che inferno di baracche e indigenza ci vive sotto

Una realtà nella Capitale ben nota, tanto è che, l’informativa stessa redatta sia dai carabinieri, che dai vigili del fuoco, indica l’altissima probabilità che le fiamme sarebbero partite da uno dei tanti giacigli arrangiati sotto la storica struttura d’acciaio. Alcuni filmati girati poco dopo l’inizio del rogo, avrebbero scorto la presenza di un fornelletto – di quelli da camping – sito proprio nei pressi.

Il Tevere come l’Orinoco amazzonico: lungo gli argini vivono diverse ‘tribù’ di poveri disperati

Come dicevamo, la presenza di baracche, tende, giacigli di cartone, e bombole di gas, sono una costante lungo le sponde del ‘fiume biondo’. Baraccopoli e bidonville che spesso fuggono dati sguardi di chi costeggia il Tevere, o lo attraversa dai ponti. Se invece si navigano le acque limacciose costeggiando gli argini, ecco che, al pari dell’Orinoco amazzonico (dove spesso vivono le locali tribù indigene), fra le sterpaglie è facile individuare agglomerati di baracche e tende da far rabbrividire…

Max