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    In mostra il testamento di Marco Polo

    Siamo a Venezia, sono i primi di gennaio dell’anno 1324. L’anziano uomo – allora 70 anni era un’età – sa di essere prossimo al sonno eterno, e benché sia un uomo di grande esperienza, avulso alle diverse culture che caratterizzano i mondi da lui visitati, ha notato che ciascun paese ha il suo Dio da pregare. Perché non può finire tutto così: dopo la morte qualcosa deve accadere: un luogo altro, dimensioni elevate… In Italia imperversa il cattolicesimo, le persone che nella penombra della buia stanza condividono con lui gli ultimi scampoli della sua vita, pregano, raccomandano al Signore l’anima di questo potente viaggiatore.
    Lui non è un ‘signorotto qualsiasi’ è il grande Marco Polo. Nato a il 15 settembre del 1254 da una famiglia patrizia veneziana, nel corso della sua vita è stato in primis un viaggiatore, poi un mercante, ma fondamentalmente uno scrittore, e quindi, per meriti acquisiti, anche un ambasciatore.
    E’ lui il temerario italiano che, in compagnia del padre e dello zio raggiunsero l’Asia e quindi la Cina, tracciando un itinerario che poi avrebbe raccolto in un libro – ‘Il Milione’ – intitolato appunto alla Via della seta. Appunti di viaggio poi trascritti in un antico francese da Rustichello da Pisa, nel corso della sua detenzione a Genova.
    Ma quei bei momenti ora sono lontani, l’anziano viaggiatore ‘vuole’ credere, ha bisogno di pensare che di lì a poco il buon Dio lo accoglierà nel suo regno eterno. Così, chiamato al suo capezzale il notaio – ma anche prete – Giovanni Giustiniano
    detta un generosissimo testamento. Marco Polo è ricchissimo e pensa che più dona, soprattutto alla Chiesa, e più il buon Dio avrà per lui maggior misericordia.
    Ed il notaio prende nota: generose offerte per la Chiesa, la liberazione dello schiavo e, andando volutamente contro i costumi di allora, che volevano le disposizioni testamentarie sempre a favore ad eredi di sesso maschile, l’anziano viaggiatore annette invece nei lasciti anche la moglie e le figlie. La descrizione dei beni che a giorni cambieranno ‘proprietario’ per l’epoca è immensa: proprietà immobiliari e terriere, pietre ed oggetti preziosi, stoffe da incanto alcune delle quali intessute d’oro, vasellame d’oro e d’argento, monili rarissimi e, tra le mille mirabile riportate dai lunghi viaggi asiatici, persino le rare e preziose pelli di yak. Infine, il 9 gennaio, Marco Polo esala l’ultimo respiro.
    La preziosissima pergamena testamentaria, che svela le ricchezze ma anche la generosità di Marco Polo (e probabilmente anche qualche aneddoto legato ai diversi e numerosi oggetti importati), fu poi rinvenuta all’interno del cosiddetto ‘codice marciano’ (Lat. V, 58-59), dove sono raccolti anche i testamenti del padre (Niccolò) di marco, e dello zio (Matteo), con i quali condivisero l’emozionante viaggio che, nel 1271, li condusse fino al cospetto del grande sovrano Kublai Khan del 1271. Ovviamente per gli studiosi avere a disposizione un documento di così tale portata storica era a dir poco paragonabile ad una vincita miliardaria. Tuttavia, essendo la pergamena molto delicata e conservata fino ad allora in ‘discrete’ condizioni, maneggiandola, aprendo a chiudendo il rotolo, avrebbe comportato un’usura pericolosissima, in grado di metterne a serio rischio l’integrità. Così, onde evitare ‘catastrofiche’ conseguenze legate allo studio, nel 2016 il ministero dei Beni Culturali, in accordo con la Biblioteca Nazionale Marciana – e Scrinium – hanno deciso di investire alla realizzazione di un clone perfettamente corrispondente all’originale. E così è stato.
    Siamo dunque giunti al ‘varo’ di questo prezioso documento e della sua perfetta riproduzione (si dice che possano quasi essere confuse per l’esatta similitudine), che sarà ufficialmente presentata al Palazzo madama di Torino dall’organizzazione culturale Scrinium, il 14 giugno alle 11 in punto. L’esposizione temporanea della copia proseguirà poi fino al 15 settembre al Mao Museo d’Arte Orientale torinese.
    Come ha anticipato presidente di Scrinium, Ferdinando Santoro, a proposito della lunga e complicata realizzazione della pergamena testamentaria firmata da Marco Polo, “La prima fase è stata quelle delle indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena nel laboratorio di conservazione e restauro della biblioteca veneziana. Sono state realizzate le analisi delle caratteristiche chimico-fisiche da parte di un’équipe di specialisti in microbiologia, un approfondito studio paleografico e rilievi ad alto contenuto tecnologico. Contestualmente, Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”.
    M.