Istat, aumentano le tasse e le famiglie spendono meno

    Le famiglie ci hanno rimesso nella partita tra aumento degli stipendi e trend dei prezzi, nel trimestre tra luglio e settembre, questo è quanto emerso dai conti trimestrali pubblicati dall’Istat, studio nel quale si ragiona sull’ andamento dei redditi dei nuclei e su quello della spesa pubblica. L’analisi Istat, da questa prospettiva, consente di delineare una parziale misurazione degli effetti di quel lasso temporale molto incerto per quanto riguarda lo spread. Dall’Istat si è consoni del fatto che “l’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil ha segnato nel terzo trimestre un miglioramento”, ma che, in effetti, è stato soltanto “marginale” (0,1 punti percentuali meno del anno precedente all’1,7%), “poiché l’aumento dell’avanzo primario è stato quasi completamente bilanciato dalla crescita della spesa per interessi (cresciutadi circa 1,7 miliardi a differenza al terzo trimestre 2017)”. La spesa per interessi, stando al reportage Istat, è salita nel periodo preso in esame dai 14,376 miliardi del 2017 a 16,103 miliardi. Nel terzo trimestre dell’anno passato, in termini nominali, il reddito accessibile per le famiglie consumatrici è salito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono aumentati dello 0,3%. Per effetto, l’ orientamento al risparmio delle famiglie che spendono è stata uguale all’8,3%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, sostiene l’agenzia. Che sottolinea l’annotazione su come, nell’eventualità di una variazione dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi (il metro del trend dei prezzi), il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è calato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. “Il reddito disponibile delle famiglie ha segnato un incremento modesto, dopo quello decisamente marcato del trimestre precedente. La pur contenuta dinamica dell’inflazione ha così determinato un calo congiunturale del potere d’acquisto (-0,2%). A fronte di tali andamenti, le famiglie hanno mantenuto, grazie a una lieve riduzione della propensione al risparmio, un livello quasi inalterato dei consumi in volume”, ha dichiarato l’Istat.