L’EX CALCIATORE FORSE UCCISO PROPRIO DA CHI AVEVA AIUTATO CON UN PRESTITO. VOLEVANO SCIOGLIERLO NELL’ACIDO

    Intenzionati a non restituire i soldi avuti in prestito, dopo l’omicidio avevano pianificato di far sparire il cadavere tagliandolo a pezzi per scioglierlo nell’acido. I presunti ‘macellai’ sarebbero gli indagati Antonietta Biancaniello (59 anni), ed il figlio Raffaele Rullo (35 anni), sottoposte a fermo perché indiziate di concorso in omicidio e soppressione di cadavere. La vittima l’ex calciatore Andrea La Rosa, il cui corpo – dopo settimane di ricerche – è stato ritrovato due sere fa dai carabinieri all’interno di un bidone nascosto nel bagagliaio di un’auto. Come ha riferito il comandante del Nucleo investigativo del comando provinciale del carabinieri di Milano, Michele Miulli, “L’indagine è in corso in relazione all’epoca della morte e relativamente alle sostanze che sono state trovate per cercare di distruggere il cadavere”. Il comandante aggiunge inoltre che “da subito si è ipotizzato l’omicidio piuttosto che la scomparsa volontaria; dunque immediate sono partite le ricerche non solo di La Rosa ma anche dei responsabili”. Eugenio Fusco, il pm che ha disposto il fermo di madfe e figlio, “Quella che inizialmente veniva denunciata come scomparsa da subito appariva qualcosa di diverso a causa di una serie di indizi. Dagli operanti che hanno raccolto la denuncia si è passati subito alla compagnia di San Donato Milanese. Quindi l’indagine è approdata al nucleo di via della Moscova”. A quanto pare, oltre ai già 30mila precedentemente prestati, la vittima aveva un appuntamento con i suoi carnefici che gli avevano chiesto altri 8000 euro. Al momento si sta cercando di capire la motivazione alla base del prestito, come spiegano gli investigatori, “La Rosa ha prestato denaro anche ad altri conoscenti. Non ci risulta che per lui fosse un’attività di lucro. Forse si trattava soltanto di una persona gentile nei confronti di altre che avevano necessità. Non ha dato mai soldi a persone con le quali non aveva relazioni”. E’ stato così ricostruito che le tracce dell’ex calciatore si perdono dopo che ha incontrato i due nella loro casa milanese. Ad insospettire i carabinieri, stesso giorno della scomparsa di la Rosa, “il tenore di un sms che parte dal cellulare di La Rosa il 15 novembre. La sensazione è che a scriverlo non fosse stato lui ma qualcun altro”. Oltretutto, aggiungono, da quel momento il telefono si spegne, per non essere mai più riacceso. Da allora “Rullo è stato sentito più volte come persona informata sui fatti. Ha fornito indicazioni poi smentite dalle indagini. Insomma era chiara l’idea che ci stesse nascondendo qualcosa. In noi si faceva strada la convinzione che fosse autore omicidio”. Poi “nei giorni scorsi”, spiegano ancora gli inquirenti, la svolta: “viene colta una impercettibile conversazione ambientale – rivela io comandante – che ci ha fatto intuire che stessero per spostare qualcosa di ingombrante che poteva anche emettere cattivo odore e dunque c’era necessità di reperire del materiale da un certo sito. Così abbiamo potuto assistere al momento in cui la donna si è fatta aiutare da una persona del tutto ignara a caricare nel bagagliaio di un’autovettura un bidone che era coperto”. Quindi, la donna alla guida dell’auto è stata seguita “sulla provinciale Milano – Meda. L’abbiamo fatta fermare nel corso di un normale controllo. La donna ha riferito che stava trasportando del gasolio, senza tradire alcuna emozione”. Ma, come detto, la perquisizione ha invece rivelato ben altro. Tuttavia, per ciò che riguarda la morte del giovane, aggiungono, “non possiamo per ora attribuirla con certezza. Tuttavia è stata rilevata una ferita da arma da taglio all’altezza della gola. Se essa è la causa del decesso solo dopo l’esame autoptico potremo eventualmente confermarlo”. A quanto sembra i ‘presunti’ assassini avrebbero anche tentato di fare scomparire il cadavere, versandogli addosso dell’acido. “E’ stato versato del liquido corrosivo”, spiegano infatti gli inquirenti investigatori, parlando di “corrosione sulle falangi e sui capi di abbigliamento. Riteniamo che sia stato versato dell’acido per agevolarne la decomposizione. La madre di Rullo stava trasportando il bidone in un sito nella disponibilità del figlio, a Seveso. Qui sono stati trovati 24 flaconi di acido. Riteniamo che lo avrebbero usato per indurre la decomposizione del cadavere”. Resta da chiarire con esattezza il movente del delitto, probabilmente “Il fatto di non dovere più restituire nemmeno i 30mila del prestito precedente può essere un buon movente – spiega il comandante – Rullo, esperto informatico, non ha precedenti, ma le indagini ci hanno restituito un certo profilo del soggetto. Abbiamo potuto svolgere accertamenti sul computer dell’indagato. Nel corso delle indagini ci siamo fatti l’idea di una figura che vive di espedienti e dedito ad attività illecite che non sono contenute in questo decreto di fermo, ma che verranno successivamente approfondite”. Tutt’altra persona rispetto a La Rosa, che gli investigatori non esitano a definire “un bravissimo ragazzo”.
    M.