LA CRISI STA MASSACRANDO LE FAMIGLIE ITALIANE: AL SUD IL FENOMENO DELLE CASE ALL’ASTA NEGLI ULTIMI 6 MESI È AUMENTATO DEL 46%. MA NEL RESTO DEL PAESE NON VA MEGLIO…

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    L’entità di questa maledetta crisi economica, che sta mettendo in ginocchio milioni di famiglie italiane, si evince soprattutto al Sud dove, negli ultimi 6 mesi, è cresciuto del 46% le case messe all’asta per difficoltà economiche. Una fotografia drammatica e sconcertante quella presentata nella Sala degli Atti Parlamentari del Senato, che occupa gran parte  del rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, Ma il ‘boom’ della vendita forzata degli immobili è comunque un tragico segnale che scuote l’intero paese dove, globalmente, si registra un aumento del 5,4%, con ben 30.215 procedure in corso, a fronte delle 28.672 rilevate a gennaio. “Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese diviso in due, con un Mezzogiorno che continua a faticare tremendamente a uscire dalla crisi e un Nord che sembra invece in risalita”, spiega il presidente di Sogeea Sandro Simoncini, direttore del Centro studi e docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma. Entrando nello specifico, quasi la metà degli immobili residenziali in vendita, pari a 13.423, si concentra nel Nord del Paese, unica area in cui le case all’asta sono scese del 18,1% rispetto a sei mesi fa quando erano 16.391. A trainare la brusca risalita sono quindi soprattutto il Sud (5.949 unità) e le Isole (3.683), che hanno fatto registrare un incremento rispettivamente del 46,4% e del 44,8%. Meno marcato, ma comunque consistente, l’aumento registrato al Centro (7.160, +26,2%). E se, come evidenzia il Report, in Campania si è arrivati a +55,1%, in Sicilia invece l’aumento è del 44,2%. Stando alle rilevazioni del Centro Studi di Sogeea, poco più di un quinto degli immobili oggetto dello studio, pari a 6.090 unità, è localizzato in Lombardia, regione che si dimostra in controtendenza rispetto al Nord del Paese facendo registrare un incremento del 12,5% sul dato di gennaio. A seguire ci sono il Lazio (2.957, +28,6%), la Sicilia, che con le sue 2.842 case all’asta si è prodotta in un balzo in avanti del 44,2%, il Piemonte (2.536, -7,4%) e il Veneto, che in sei mesi ha in pratica dimezzato la quantità di immobili finiti sul mercato (2.411 contro i 4.348 di inizio anno, -44,5%). “Non va mai dimenticato – aggiunge ancora Simoncini- che una casa messa all’asta non rappresenta solo un investimento interessante perché nella maggioranza dei casi ci sono persone che per mille motivi hanno visto infrangersi un sogno”.  Seguono ancora la Toscana (2.321 immobili all’asta, +35,5% rispetto a inizio anno), la Campania (1.965, +55,1%), la Puglia (1.606, addirittura +77,6%) e la Calabria (1.251, +64,6%). A livello di province, invece, spiccano le 1.624 case all’asta di Roma, con Bergamo a quota 1.419 davanti a Milano (1.266), Torino (1.207) e Napoli (891). Tornando all’analisi dei dati, Simoncini rileva che “si può ipotizzare anche che, nel Nord Italia, le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano fortunatamente diminuendo e che gli istituti di credito siano meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza”, mentre l’incremento registrato al Sud e nelle isole mostra “gli effetti di una stagnazione economica che stenta a interrompersi e che risultano sempre più devastanti con il passare degli anni”. Purtroppo, come dicevamo, è il Sud a soffrire particolarmente questa terribile situazione, con piccoli imprenditori, artigiani, e commercianti che, spiega il presidente Soheaa  – sono riusciti a far fronte per anni alle proprie difficoltà ma che, sul lungo periodo, non possono che pagare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio più prezioso: la prima casa. Un dato assai uniforme a livello nazionale che dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle case all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro. Nella stragrande maggioranza dei casi – conclude quindi Simoncini –  insomma, non si tratta certo di abitazioni di particolare pregio”.

    M.