LA MAXI MULTA CHE L’ANTITRUST EUROPEA HA COMMINATO A FACEBOOK, È COERENTE CON UNA SERRATA VIGILANZA CHE IN QUESTI ANNI NON HA RISPARMIATO NESSUNO

    tanti-soldi-298545.660x368.jpg (660×368)

    Con Bruxelles non si scherza: chi sbaglia paga, e tanto. L’ultimo in ordine di tempo a dover fare i conto (ripetiamo: salati, non si fanno sconti a nessuno), con l’Antitrust europea è stato il colosso Facebook. Lo testimoniano i 110 milioni di euro di maxi multa per non aver fornito informazioni puntuali e corrette quando, nel 2014, ha acquistato la piattaforma di messaggistica Whatsapp.  Ma ripercorrendo la ‘corposa’ lista delle aziende sanzionate dell’Europa, troviamo un verbale da ben  166 milioni, in quanto ritenute  coinvolte nella creazione di un cartello per coordinare i prezzi e scambiarsi informazioni sensibili sulle vendite di batterie ricaricabili al litio. Una settimana prima era invece toccato Crédit Agricole, Hsbc e Jp Morgan Chase, sanzionateper un importo complessivo di 485 milioni di euro, in quanto avrebbero preso parte a un cartello riguardante i derivati sui tassi di interesse. Quindi, il 19 luglio 2016, la mannaia dell’Antitrust europeo colpì Volvo/Renault, Iveco, Daimler e DAF (i maggiori produttori di camion Ue), con  una maxi multa da quasi 3 miliardi di europea per l’intesa illegale, risparmiando il gruppo Man, che ha rivelato l’esistenza dell’intesa. Il 30 agosto 2016 è toccata allaApple perché secondo la Commissione europea l’Irlanda ha concesso alla multinazionale Usa vantaggi fiscali non dovuti per un valore fino a 13 miliardi di euro. L’esecutivo Ue liquidò la faccenda riassumendo che si era trattato di benefici “illegali secondo le regole sugli aiuti di Stato, perché hanno permesso al colosso di Cupertino di “pagare molte meno tasse rispetto ad altre imprese”. Non si è salvata nemmeno la Microsoft che, il 6 marzo 2013, è stata obbligata a pagare una multa da 561 milioni di euro per non aver rispettato l’impegno di offrire agli utenti la possibilità di scelta fra vari browser per la navigazione su Internet. Infine, il 13 maggio 2009, è stata la volta diIntel: maxi multa da 1,06 miliardi di euro per abuso di posizione dominante.