LIBIA – SEMPRE PIÙ FAMIGLIE IN FUGA DA SIRTE, DOVE 5MILA JIHADISTI IMPONGONO LE LORO REGOLE: ‘CITTÀ ALLO SBANDO, TUTTO FERMO E MEDICI SEMPRE PIÙ RARI’

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    Una città, quella di Gheddafi, un tempo ricca ed innovativa è ora in ginocchio: uffici e banche chiuse, generi di prima necessità col contagocce e tasse salate su (prima gratuite) luce ed acqua: sono gli effetti devastanti dell’arrivo a Sirte delle feroci milizie del sedicente Stato islamico. “Abbiamo preso le nostre cose e ce ne siamo andati, non avevamo mai pensato prima di allora di lasciare la città”, confida all’agenzia di stampa AdnKronos International, M. al-Warafli, giovane libico costretto alla fuga con i suoi familiari (circa dieci persone in tutto), da quando la città è finita in mano ai jihadisti. “Di recente l’Is ha imposto una tassa sull’elettricità e sull’acqua di 150 dinari al mese, pari a circa 590 dollari, e vende i capi di bestiame che preleva nelle fattorie di chi se n’è andato”, spiega l’uomo. M. al-Warafli e la sua famiglia, decisa la fuga si sono diretti a Bani Walid: “Abbiamo preso le nostre cose e anche qualche mobile e ci siamo diretti verso l’ingresso occidentale di Sirte, dove abbiamo trovato i miliziani dell’Is che confiscavano i mobili di chi transitava e pretendevano un permesso d’uscita rilasciato dalla hisba (la polizia religiosa,ndr)”. Il racconto dell’uomo sullo stato di Sirte disegna scenari duri e desolati:  “Le banche sono chiuse, gli impiegati pubblici sono vessati, nei negozi c’è carenza di generi alimentari, che entrano solo di contrabbando e questo comporta un aumento dei prezzi, mentre il 90% del personale medico ha lasciato la città e gli ospedali non funzionano quasi più”. Oltretutto, testimonia ancora al-Warafli: “L’Is ha organizzato dei cosiddetti ’corsi di formazione’, che in realtà sono sessioni per diffondere la loro ideologia cui la gente è obbligata a partecipare tutti i giorni dalle 16 alle 18″. E più di qualcuno tra i cittadini oppressi dall’invasione jihadista, avalla l’ipotesi che in quelle due ore i jihadisti “svolgano attività sospette come minare alcune zone”. Tornando all’esodo, attenendoci ai dati ufficiali sarebbero oltre 5mila le persone in fuga da Sirte e da  ed Abu Qarin, dove i seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi hanno eretto dei podi per le crocifissioni, proprio davanti alla sede della procura. Al momento la città di Tarhouna ha accolto più di 3mila famiglie di sfollati, mentre a Bani Walid ne sono arrivate più di 2.200: “La nostra città non può accogliere altri sfollati poiché non vi sono più case libere, mancano i mezzi e le strutture sanitarie sono sufficienti e inadeguate”, ha dichiarato Ali al-Naqarat, presidente del Consiglio municipale. A Misurata nell’ultima settimana sono giunte 200 famiglie da Abu Qarin, al-Washka e Sirte, portando a 1.494 i nuclei familiari arrivati in città nel giro di un anno, denuncia Jamal Shanshih, capo dell’ufficio stampa dell’Ente pubblico per gli affari sociali. : “La maggior parte delle famiglie sfollate risiede presso parenti, altre si sono procurate una casa per conto proprio”, spiega il direttore dell’ufficio Affari sociali della città di Zliten, Muhammad Oraybi. Qui si contano 382 famiglie provenienti da Sirte. Ma anche all’est della Libia la situazsione non è delle migliori: a Tobruk, si contano infatti 139 famiglie sfollate, afferma un membro dell’unità di crisi locale, Fathi al-Sharif. Ad ogni modo, nonostante il quadro angosciante fin qui dipinto dai numerosi testimoni dell’avanzata del miliziani, l’Is “è debole – affermano in tanti – anche se sfrutta il metodo dello choc e della sorpresa per esercitare il suo controllo”, spiega convinto A.S., anch’egli in fuga da Sirte: “All’inizio erano pochi, li conoscevamo per nome e cognome ma si spostavano da un luogo all’altro per far credere di essere in tanti. Oggi sono circa 5mila. In un primo tempo, i miliziani dell’Is si comportavano bene, con un’affabilità artificiale, poi sono cambiati, mano a mano che rafforzavano il controllo sulla città. La maggior parte degli elementi dell’Is non sono libici, ma si tratta di tunisini, sudanesi, siriani, yemeniti, iracheni e qualche algerino” racconta l’uomo, spiegando che ”l’Is riceve un forte sostegno esterno e al porto di Sirte arrivano moderne vetture fuoristrada, armi e altri veicoli. L’Is ha dimostrato di recente di trattare con dollari Usa emessi nel 2015 e 2016″.

    M.