Lodi, discriminazione ai bambini stranieri per la mensa: timido dietrofront del Comune

    Dopo i recenti fatti di discriminazione ai danni di bambini stranieri per le rette della mensa scolastica a Lodi (un caso che ha creato non poche polemiche), il comune fa un timido dietrofront, che però non inverte di molto la rotta. Il regolamento, infatti, non prevede l’autocertificazione e per molti stranieri è difficile reperire la documentazione che accerti che non possiedono proprietà nel loro Paese d’origine. Con le nuove linee guida però, le maglie si allargano un po’: nello specifico, l’autocertificazione varrà se è accompagnata da una dichiarazione resa dalla rappresentanza diplomatica che attesti l’impossibilità per quel Paese di rilasciare le certificazioni necessarie.
    Nell’atto dell’amministrazione si lascia poi ai funzionari comunali la possibilità di decidere caso per caso, quando una famiglia non riesca nemmeno ad ottenere dal proprio consolato il certificato che attesta l’assenza di certificati originali.
    “Grazie alle linee-guida introdotte si troverà una soluzione concreta e ragionevole alle criticità emerse, senza creare disagio alle famiglie, tantomeno ai bambini”, ha commentato la sindaca di Lodi, Sara Casanova. Parole che non accontentano il Coordinamento Uguali doveri, che con la raccolta fondi in favore dei genitori dei bimbi discriminati ha fatto scoppiare il caso Lodi a livello nazionale. “La sindaca e la sua giunta hanno deciso di continuare a vessare i cittadini non comunitari con richieste illegali e procedure che stanno diventano ridicole – scrive il Coordinamento in un comunicato su Facebook -. Dopo aver riconosciuto, con almeno 6 mesi di ritardo, che i certificati richiesti dal Regolamento lodigiano non sono ottenibili se non in casi eccezionali, ora chiedono alle centinaia di famiglie che hanno già speso tempo e soldi per recarsi nei consolati e ambasciate di ritornare nelle rappresentanze diplomatiche per farsi fare nuovi certificati, che dichiarano l’impossibilità di produrre quelli precedenti! Ma perché queste dichiarazioni non le cerca il Comune?”. Stefano Caserini, portavoce del Coordinamento che ha lanciato anche la colletta nazionale per coprire le rette delle famiglie straniere meno abbienti, aggiunge che “scaricare sul Dirigente comunale il compito di decidere nei casi ambigui è inaccettabile perché crea discrezionalità, ed è illegittimo perché il Consiglio comunale aveva chiesto che venisse redatto entro lo scorso 31 dicembre l’elenco del Paesi in cui è oggettivamente impossibile produrre i certificati. Così lo si redigerà non si sa quando, ma grazie alla fatica delle persone che devono sobbarcarsi altri compiti burocratici”. La seconda novità nella delibera: l’accoglimento della domanda è sospeso, si legge, fino a quando il Comune non avrà accertato se in un certo Paese c’è o meno la guerra, contattando “i competenti Ministeri”.
    La nuova delibera apre un varco rispetto alle richieste di chi sta cercando di tutelare le circa 260 famiglie straniere che usufruivano dei servizi scolastici – mensa e scuola bus – ma non accoglie la proposta di abolire l’obbligo di portare documentazione aggiuntiva rispetto all’ISEE, chiesta ai soli immigrati e non agli utenti italiani.
    Il Coordinamento continuerà quindi il suo impegno “per ottenere la modifica integrale del regolamento e l’accesso ai servizi sociali a parità di condizioni tra italiani e stranieri anche prima della decisione del Tribunale di Milano sul ricorso dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione e dal Naga”.