MEZZI CHE PRENDONO FUOCO, CHE SI ROMPONO IN STRADA E CON L’IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE SPESSO FUORI USO. AUTISTI COSTRETTI A FAR DA OMBRELLO ALL’ATAC, INCASSANO INSULTATI E SPESSO ANCHE LE BOTTE

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    I primi a soffrirne sono proprio loro: i tanto vituperati autisti che, quotidianamente – da anni – sono costretti ‘a metterci la faccia’ per conto di un’azienda che, come dimostra l’evidenza, certo non brilla per capacità manageriali e di gestione. Mezzi che improvvisamente prendono fuoco (complici gli abbondanti materiali plastici di cui si compongono), o che mollano tutti in mezzo a una strada per guasti spesso imputabili a una manutenzione a dir poco superficiale. E loro, gli autisti, sempre lì, a dover giustificare, a cercare di difendere una causa indifendibile (rappresentata dall’Atac) che poi, con la vicenda della ‘148’ ancora aperta,  li vede sempre più vittime, anche in virtù delle offese e le percosse fisiche alle quali sono sempre più esposti. Non intendiamo certo ‘beatificare’ la categoria degli autisti ma, oggettivamente, chi frequenta i mezzi pubblici quotidianamente, non può non rendersi conto di quale inferno sia oggi lavorare all’interno di una vettura cittadina. Ed ora, con la canicola che arde l’asfalto, a rappresentare l’ennesima vergogna, il sistema di climatizzazione che il più delle volte è rotto. Nelle scorse settimane più di un’autista è stato costretto addirittura a rivolgersi al pronto soccorso, dopo aver dovuto guidare per ore in una sorta di ‘sauna gommata’.  Ed in tutto questo l’azienda che fa? Poco e nulla e, interrogati da noi, alcuni autisti – con una temperatura a bordo vicina ai 40 gradi – ci hanno mostrato la richiesta (tramite monitor interno alla vettura) di poter riportare la vettura al deposito a causa del non funzionamento del climatizzatore, richiesta prontamente rigettata dai loro superiori, forse comodamente seduti in un ufficio climatizzato.  Ora la domanda è semplice: se malauguratamente un passeggero anziano e cardiopatico dovesse conseguire danni fatali all’interno di una autobus: di chi è la responsabilità?

    M.