Michael Bublé: basta la musica

    E’ una delle voci più amate, apprezzate e popolari di tutto il panorama musicale internazionale di queste ultime decadi e, forse, di sempre. Sinuosa, calda, larga, potente e generosa, la sua tonalità e la sua ritmica ha toccato le corde della emotività di milioni di fan in tutto il mondo, facendo di lui uno degli artisti più elogiati, premiati e fortunati del pianeta, con numeri di vendite e di popolarità decisamente sempre più in ascesa. Eppure, adesso, lui sembra aver deciso per uno stop. Di dire basta. Di chiuderla qui. Stop con la musica, non si canta più. Parole (e musica, è proprio il caso di dirlo) di Michael Bublé. Già, proprio lui. Il celeberrimo artista avrebbe deciso di appendere il ‘microfono’ al chiodo e di finirla qui.
    Michael Bublé dunque davvero si prepara a lasciare la musica: il crooner canadese ha infatti rilasciato la sua ultima intervista al noto magazine Daily Mail’s Weekend, chiarendo nettamente che ha la ferma intenzione di ritirarsi dallo showbiz. Sarà vero? Succederà veramente? Va detto che a faccenda ha radici lontane ed ha anche un precedente significativo, anche abbastanza recente. Infatti già due anni fa Bublé aveva dichiarato di voler annunciare l’addio all’attività pubblica. La decisione, piuttosto seria e abbondantemente analizzata, arrivava da parte sua dubito dopo che al figlio Noah, di soli tre anni, era stato diagnosticato un tumore al fegato. Una pagina molto, davvero molto triste che indubbiamente non può non aver condizionato l’artista ma, prima di tutto, molto prima, l’uomo che c’è dietro la straordinaria voce del Bublé performer. Adesso il piccolo Noah è guarito ma la faccenda, inevitabilmente, l’ha condizionato. Michael Bublé sembra essere uscito del tutto diverso da questa vicenda e, come lui stesso ha dichiarato con grande onestà, l’ha trasformato. “Mi ha fatto rimettere tutto in discussione, ha cambiato la mia percezione della vita”, ha detto l’artista ritornando con la sensibilità che gli è propria sulla vicenda del suo piccolo Noah. “Non ho più il fegato per andare avanti”, ha detto, usando forse una parola della cui forza concettuale, oltre che emotiva, solo lo stesso Bublé può carpirne fino in fondo la portata.
    Resta da capire, dunque se Love, il nuovo lavoro in uscita il 16 novembre, sarà quindi l’album d’addio. L’ultimo gesto d’amore (love, appunto), di un artista verso la sua amata musica, il suo pubblico, la sua storia e la sua carriera?
    “Non so neanche se riuscirò a terminare questa conversazione senza piangere. E non ho mai perso il controllo delle mie emozioni in pubblico”, ha ammesso ancora Bublé nel colloquio. “Questa è la mia ultima intervista. Mi ritiro. Ho realizzato l’album perfetto e ora posso lasciare davvero al top”.
    Semmai fosse vero, Bublé non solo lascerebbe ai posteri e a coloro i quali amano la musica un’opera di grande valore, in quanto ultima. Ma anche la pesante eredità di chi dimostrerebbe come, in effetti, nella grande e complicata giostra della vita in cui chiunque si siede e inizia a girare, cantare e comporre la propria esistenza, si può dire addio a tutto, perfino ai più grandi successi, se in gioco c’è qualcosa di più grande: la vita stessa, appunto, l’amore, la ridiscussione dei propri valori e priorità. Oppure, sarà il lancio di una nuova fase: se all’addio seguire un ritorno, vorrà dire che Bublè avrà trovato in esso la linfa di un rilancio, e la forza di rivedere il tutto con il sorriso di chi può andare avanti.