Migranti, asse Italia-Germania-Austria contro gli sbarchi

    Tre paesi a far da frangiflutti rispetto alle ondate di migrazione: un progetto di intesa che, tra di loro, i diretti interessati ribattezzano come ‘asse dei volenterosi’ e che unisce tre paesi in un unico leitmotiv procedurale in termini di azione di freno e controllo dei movimenti migratori in Europa.
    Italia, Germania e Austria trovano l’accordo comune per poter frenare le partenze verso l’Europa e gli sbarchi dei migranti, così, stando alle loro parole, da far arrivare nel vecchio continente appena chi effettivamente sfugge da una guerra.
    E’ quanto emerge dall’incontro del triangolo dei ministri dell’Interno dei tre paesi, per appunto Germania, Austria e Italia, che si è svolto nell’orbita di un obiettivo comune da raggiungere e che ha visto Matteo Salvini incrociare sguardi, parole e idee con i colleghi Horst Seehofer della Germania e Herbert Kickl dell’Austria.
    I tre ministri dell’Interno hanno sviluppato un ampio confronto circa l’avvio di un iter che possa portare i tre paesi a far fronte comune ed hanno comunicato l’imminenza di un prossimo incontro trilaterale, a Vienna, in data 19 Luglio, con un unico scopo: “realizzare il nostro progetto”, ha detto Kickl.
    E’ il ministro austriaco a inviare una sorta di monito all’UE chiarendo che sia necessario un intervento operativo di tipo ‘unitario’ se proprio, come indicato da più parti in tutta Europa, si vuole evitare il verificarsi di “iniziative unilaterali” di quei paesi che sono direttamente toccati dalla migrazioni, dal momento che “questo asse dei volenterosi può prendere iniziative.”
    Sembrerebbe un ‘o si fa come diciamo noi, o faremo come diciamo noi’: quel che è chiaro è che, ad esempio, il vicepremier Matteo Salvini annuncia che “chiederemo sostegno alle autorità libiche e chiederemo alle missioni internazionali di non usare l’Italia come unico punto di arrivo. Sarà una soddisfazione se le proposte italiane potranno diventare europee con una riduzione delle partenze, degli sbarchi, dei morti e dei costi. Se il modello italiano diventerà europeo è motivo di orgoglio”.