Morte e orrore: Haftar, missili su Tripoli

    Haftar lancia missili su Tripoli: sono 4 i morti allo stato attuale delle cose dopo la nuova offensiva di Haftar, il generale che vuole la Libia. Haftar, auto proclamatosi leader dell’Esercito nazionale libico (Lna) si sta scagliando con sempre maggior violenza contro il governo di Fayez al-Serraj seguendo la rotta di una escalation di sangue che ha avuto inizio lo scorso 4 Aprile. Attualmente, i numeri delle vittime che le organizzazioni sanitarie e mediche internazionali presenti nel territorio hanno reso noti sono in continua crescita ed allarmanti: si è arrivati infatti a 174 persone morti e 758 feriti.

    Morte e orrore: Haftar, missili su Tripoli. Quattro morti dopo la raffica missilistica del generale

    Dunque sono 4, almeno, i morti di Tripoli di questa notte dopo la sequela di missili del generale Khalifa Haftar. I suoi tentativi di prendersi Tripoli e la Libia stanno continuando a gettare orrore, panico e morte nella capitale del paese nordafricano. Si sono udite nette sette forti esplosioni nel centro della città presso il distretto di Abu Slim: e pur non essendoci ancora vere e proprie rivendicazioni ufficiali, il portavoce delle forze di Haftar, Ahmed al-Mismari, avrebbe dichiarato che le “nostre unità occupano adesso nuove posizioni nel perimetro della capitale Tripoli e avanzano verso altre posizioni”. Le azioni di Haftar e le controrepliche del governo di Serraj, sostenuto dell’Onu, stanno portando la Libia nel caos bellico sanguinario che nessuno avrebbe voluto. Ad oggi, come detto, almeno 174 persone sono morte e 758 sono ferite, stando all’Organizzazione mondiale della sanità. Per l’Unicef poi, ci sarebbero 20.000 persone sfollate, compresi 7.300 bambini. La Libia, dunque, non trova pace: si tratta della terza guerra civile dal 2011, quando la Primavera araba stese l’epilogo sul regime del colonnello Muammar Gheddafi, e poi la seconda nel 2014. Ora c’è Haftar: il generale della Cirenaica vorrebbe riunificare la Libia militarmente, e pare disponga del supporto di Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.