Niente stipendio sotto l’albero per i “supplenti brevi” – di Daniele Russo

    supplenti brevi  

    Anche quest’anno si prospetta un Natale magro per molte persone, circa cinquantamila “supplenti brevi” delle scuole. Sono tutti insegnanti che hanno lavorato per una settimana o per pochi mesi in sostituzione di colleghi malati o in congedo per altri motivi e che, tutt’oggi, non hanno ancora ricevuto uno stipendio.

    Il governo ha cercato di correre ai ripari varando, venerdì scorso, un rifinanziamento del fondo per le supplenze brevi: 64,1 milioni da aggiungere ai settecento “evaporati” entro i primi nove mesi dell’anno. Tutto ciò però non basta. Ne sarebbero serviti novanta.

    Se le cose andranno bene, si riusciranno a coprire le buste paga di novembre e neanche per intero ma in “proporzione una quota parte delle somme dovute”, come si legge nella circolare inviata dal ministero dell’Istruzione ai dirigenti scolastici. Quest’ultimi dovranno, nell’immediato futuro, capire come e dove tagliare cercando di essere il più possibile corretti e rispettosi del servizio effettuato da ciascun supplente. Parliamo di assegni già magri, che non superano nella maggior parte dei casi mille euro, che quindi saranno “in proporzione” decurtati di cifre che andranno dai cento ai duecento euro. Parliamo di docenti precari, ancor più precari dei precari che sperano nell’assunzione promessa dal piano Renzi, che hanno lavorato da settembre ad oggi senza vedere ancora un euro, e che se tutto va bene, entro la fine dell’anno riusciranno a pagare le tasse.

    L’ennesimo piccolo taglio che colpisce i più deboli. Chissà se chi ci governa dall’alto riuscirà mai a trovare una soluzione per far quadrare i conti, senza che a pagare siano sempre la sanità e, come in questo caso, la scuola pubblica.