OCSE – CRESCE NEL 2016 IL PIL IN ITALIA (+1%). 1,4% NEL 2017. CALA LA DISOCCUPAZIONE: DA 11,3% DELL’ANNO IN CORSO A 10,8% NEL 2017

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    Nel rapporto stilato dall’Ocse, si evince che il Prodotto Interno Lordo italiano, grazie alla ripresa degli investimenti e al reddito familiare in crescita, è in aumento. “Dopo un rallentamento a fine 2015, la ripresa dovrebbe ritrovare forza, trainata dai consumi privati e, in modo minore, da una moderata ripresa degli investimenti – scrive l’Ocse -. La produzione industriale sta avanzando, con i recenti aumenti attribuibili per la gran parte a capitale e beni durevoli. Il consumo è supportato da aumento del reddito delle famiglie, trainato da un reddito nominale in crescita, inflazione bassa e misure fiscali, insieme a una domanda inusualmente forte, specialmente per i veicoli da trasporto e altri beni durevoli”. “La politica monetaria – spiega la capo economista dell’Ocse, Catherine Mann, nella sua introduzione all’Economic outlook – è diventata lo strumento principale, usata da sola per troppo tempo, mentre la politica di bilancio deve essere utilizzata più estensivamente, e può trarre vantaggio dal contesto creato dalla politica monetaria che, con poco aiuto da politiche fiscali o strutturali, è arrivata vicina al picco dell’equilibrio tra rischi e benefici. I mercati finanziari stanno segnalando che la politica monetaria è sovraccarica. I prezzi del rischio, credito e liquidità sono così sensibili che piccoli cambiamenti nell’atteggiamento degli investitori hanno generato picchi di volatilità, come alla fine del 2015 e di nuovo all’inizio del 2016”, conclude infine. Buone notizie anche per quanto riguarda la disoccupazione che continuerà a calare, da 11,9% nel 2015 a 11,3 nel 2016, fino ad arrivare al 10,8% nel 2017. “Bisogna fare di più per aumentare produttività e inclusione – sottolinea l’Ocse -. L’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro sarà cruciale per portare più persone in buoni posti di lavoro e ridurre la non corrispondenza tra impiego e competenze, ma deve ancora diventare operativa.  Ridurre la disoccupazione giovanile, che resta alta, dipenderà da una migliore coordinazione tra istruzione e politiche sul mercato del lavoro”.

    D.T.