Omicidio Kim Jon Nam, le accusate: “Pensavamo fosse candid camera”

    Si sono sempre difese, Siti Aisyah, indonesiano e Doan Thi Huong, vietnamita, accusate di aver ucciso nel febbraio 2017 Kim Jong-nam, il fratellastro del dittatore nordcoreano Jong-un, avvelenandolo con gas nervino. Hanno sempre affermato di essere stati ingannati dagli agenti del regime, convinti di partecipare a uno spettacolo televisivo. Ma per evitare la condanna a morte dovranno rendere la loro versione più credibile.

    Alla fine di quelle che chiameremmo indagini preliminari, la corte di Kuala Lumpur ha giudicato “credibili” le prove raccolte dagli investigatori. Stabilendo poi che le due donne dovranno difendersi al processo davanti al tribunale.

    Presenti in classe, entrambi scoppiarono a piangere: se la tesi accusatoria non avesse retto, sarebbero stati cancellati e rilasciati. Aisyah e Huong sono in custodia da febbraio 2017, inchiodati dalle telecamere di sorveglianza all’aeroporto di Kuala Lumpur. Le immagini mostrano Huong afferrare da dietro Kim e premere qualcosa contro la sua bocca. L’agente nervoso, classificato dall’ONU come arma di distruzione di massa, sarebbe entrato in vigore in pochi minuti, uccidendolo. La tesi dell’accusa è che la natura dell’aggressione non è compatibile con uno scherzo, mentre il fatto che entrambi siano andati immediatamente in bagno, probabilmente per lavarsi, l’indizio che erano ben consapevoli e addestrati per la missione omicida. Tesi accettate dal giudice, che poi li ha invitati a formulare una linea di difesa.

    Ora rischiano la morte impiccandosi, alla fine di un processo che promette di durare a lungo. E che comunque, rivelerà solo una piccola parte della verità. Ingannati o consapevoli, Aisyah e Huong sono solo i materiali esecutivi di un crimine che gli investigatori malesi credono sia stato organizzato da quattro agenti nordcoreani fuggiti dal paese lo stesso giorno. Kim Jong-nam, 45 anni al momento della sua morte, era il fratellastro maggiore di Kim Jong-un. Considerato a lungo l’erede designato di suo padre, Kim Jong-il, era caduto in disgrazia nei primi anni 2000 e per quindici anni aveva vissuto in esilio nel sud-est asiatico. Un potenziale avversario di cui il “vecchio” Kim Jong-un, colui che licenziò selvaggiamente i missili e promise la distruzione in America, aveva tutto l’interesse a liberarsi per consolidare il suo potere.