Realizzata la nuova antenna al grafene di Gianmarco Chilelli

    Il grafene, sostanza semplice di carbonio definita “materiale delle meraviglie”, apre le porte ad una nuova era dell’interconnessione e della diffusione tecnologica ed informatica. La rivista Applied Physics Letters, infatti, ha recentemente pubblicato un articolo in cui descrive la realizzazione ed il funzionamento di un antenna fatta proprio di questo materiale. Essa è stata realizzata dal gruppo dell’università di Manchester coordinato da Kostya Novoselov, premio Nobel per la chimica nel 2010 insieme al collega Andre Geim proprio per la scoperta del grafene. La rivoluzione, di cui quest’oggetto è foriero, risiede nel fatto che associa il rispetto per l’ambiente, la produzione low cost ed un egregio funzionamento. L’antenna può identificare radiofrequenze e sensori wireless, mantenendo la flessibilità propria del grafene, che la compone, così da facilitare sempre più la via per la diffusione dei computer indossabili e la cosiddetta ’Internet delle cose’. Finora il grafene era stato utilizzato in inchiostri conduttivi usati per stampare circuiti, inchiostri che tuttavia, essendo prodotti con un legante che aumenta la conducibilità e necessita di alte temperature, non potevano essere utilizzati su supporti economici e flessibili quali carta o plastica. Il team di Manchester ha trovato il modo di aumentare la conducibilità elettrica senza ricorrere al legante, così da ricavare lamine di grafene adattabili ad ogni supporto da cui hanno ricavato la nuovissima antenna. Il grafene è solo uno dei molti modi in cui si trova il carbonio. L’atomo infatti, particolare per le piccole dimensioni, la capacità di creare molti legami differenti e la media elettronegatività, dà vita a più composti di qualunque altro elemento. Il non metallo, che ha sei come numero atomico, è la componente principale della chimica organica, essendo presente per esempio nel legno delle piante, negli zuccheri negli idrocarburi, è partecipe delle principali reazioni nei viventi, inoltre dà vita a molti acidi, sali e composti come grafite e diamante. Il grafene infatti è, semplificando brutalmente, la mina di una matita dallo spessore di un solo atomo, cioè non è nulla di diverso da un piano di grafite sottilissimo, in cui i legami degli atomi di carbonio sono forti ma permettono comunque agli elettroni elevata libertà di spostamento. Sono proprio la forza dei legami, la sottigliezza e la libertà degli elettroni che conferiscono al grafene l’alta resistenza, più elevata di quella dell’acciaio, la flessibilità e la conducibilità elettrica, più alta di quella di qualunque altra sostanza a temperatura ambiente. Tali peculiarità avevano già portato il grafene agli onori della cronaca per i nanotubi, componenti essenziali di circuiti ad alta tecnologia, che si ricavano arrotolando a cilindro il materiale, o ancora per i fullereni, composti di lamine imperfette di grafene sovrapposte, i cui molteplici utilizzi riguardano anche la conducibilità elettrica. Non si ritengano esaurite le possibilità di progresso offerte dal grafene poiché quando chiesero ad Andre Geim a cosa servisse il grafene, rispose –Non lo so. E’ come presentare un pezzo di plastica a un uomo di un secolo  fa e chiedergli cosa ci si può fare. Un po’ di tutto, penso” –.