Renzi-Di Maio, che lotta

    “Di Maio bugiardo o sciacallo”, “la parola di Renzi è zero”. Duro colpo su colpo e botta e risposta tra il ministro del Lavoro e l’ex segretario dem. Motivo dello scontro, le dichiarazioni del pentastellato che, senza riferirsi direttamente al Partito Democratico, aveva parlato del finanziamento della famiglia Benetton per le “campagne elettorali di tutti i partiti del passato, di tutti i partiti del governo del passato”. “. Parole che hanno scatenato l’ira di Renzi, autore nel pomeriggio di un lungo post contro il vicepremier. Per il dem, Di Maio “è tecnicamente un bugiardo” e politicamente “uno sciacallo”. La ragione? “Il mio governo – scrive Renzi – non ha preso un soldo da questi signori, che non hanno pagato la mia campagna, né quella del Partito Democratico, né della Leopolda”. Per il senatore del Partito Democratico, inammissibili non solo le accuse di finanziamento ma anche le dichiarazioni su Autostrade: “’Revoca la concessione’ – attacca – e fa esultare chi non conosce le carte, ma governare è più complicato di scrivere post su Facebook “. E’ ravvicinata, la risposta al vetriolo di Di Vito, che raccoglie il guanto: per il vicepremier, Renzi diventa “uno che compra vergognosamente un inutile aereo gigante che spreca il denaro degli italiani”, quello che “ha detto che si ritirerà dalla politica dopo la vittoria del no al referendum e che oggi siede sulla sedia come senatore “, motivo per cui” non ha credibilità “. “Pubblica – insiste il leader Cinquestelle nel post di risposta su Facebook – tutti i nomi dei finanzieri del Partito Democratico dalla sua nascita fino ad oggi e tutte le fondazioni ad esso collegate. Nel post del ministro, anche una lista di domande al senatore e al suo partito: Di Maio chiede “perché l’emendamento della vergogna nella legge di bilancio del 2017 che permette ai concessionari autostradali di moltiplicare ulteriormente gli incredibili guadagni ottenuti al casello di a casa, con le proprie aziende, una buona parte del lavoro di manutenzione senza dover ricorrere a gare “. Oppure “il perché del dono miliardario dell’estensione delle concessioni che ha inserito in una serata nello Sblocca Italia del 2015”. Per i Cinquestelle sarebbero “tanti, troppi favori da giustificare”. Ma “se non ci dicono perché – promette ai sostenitori – lo scopriremo”.