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Report replica alla Meloni e si interroga sul ruolo di Fb nella politica

“A me interesserebbe capire cosa dice la politica sul fatto che venga consentito a un politico, dietro pagamento, di filtrare messaggi ai minori dai 13 ai 17 anni, per alimentare la fabbrica della paura, quella secondo cui chi governa possa rubargli la merendina, con il rischio di inculcare l’idea a chi non ha filtri per decriptare, o è culturalmente più debole, che contribuire al welfare di uno Stato, alle cure, all’insegnamento, al sostegno dei disabili, possa essere scambiato per un furto. Trovo che sia un meccanismo pericolosissimo e vorrei che la politica si interrogasse su questo”. Ed ancora, Noi abbiamo fatto il nostro lavoro come al solito. Se Giorgia Meloni ha documenti che smentiscono il nostro lavoro, li guarderemo e faremo delle verifiche puntuali“.
E’ un fiume in piena Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, al quale non è andata giù la reazione di Giorgia Meloni all’indomani puntata di ‘Report’ (dedicata alla Lega e ‘Moscopoli’), secondo la quale il programma di Raitre si preoccupa soltanto di ‘gettare fango’, e per questo si appresta a convocare una conferenza stampa dove esibirà documenti che comprovano questo atteggiamento.

“Le fake news accrescono il consenso politico”

Intanto, prosegue Ranucci, “Vorrei anche che la politica si interrogasse sul meccanismo di Facebook – esprime l’auspicio Ranucci, chiamando in causa ancora la politica – Oggi c’è un contesto in cui (e abbiamo mostrato i relativi dati nella puntata) fake news vengono visualizzate per 760 milioni di volte. Questo è accaduto negli ultimi tempi. E mi chiedo, quanto abbiano contribuito al consenso di chi è sceso in piazza. Se fossi un politico e sapessi che il mio consenso deriva da fake news, mi verrebbero i brividi. Ma forse io ragiono da giornalista. Noi – aggiunge il conduttore riallacciandosi alla Meloni – abbiamo fatto un’analisi su dati oggettivi. Abbiamo parlato di anomalie su alcuni account e abbiamo chiesto conto di questo alla Meloni. Se lei farà, quindi, questa conferenza stampa con dei dati, le chiediamo di farci la cortesia di invitarci come noi siamo andati da lei a chiedere conto. Vorrei che la Meloni ci spiegasse perché utilizza le stesse parole che usa Salvini sulla sostituzione etnica, le stesse parole usate dall’estrema destra americana che ha compiuto anche attentati con dei morti. Le stesse citazioni quando vanno al congresso mondiale delle famiglie a Verona lo scorso marzo. Hanno un unico ispiratore? Questi messaggi e questo linguaggio non aumentano l’odio nel nostro paese, la divisione invece che l’inclusione?”.

“I profili fasli? Il gioco degli specchi che conviene a tutti”

Quanto poi la situazione relativa a presunti profili falsi che ‘inquinano’ le altrui dichiarazioni, il giornalista di ‘Report’ afferma che “Sarei contento che ci fossero profili falsi, se diffondessero coesione e inclusione, ma qui il sospetto è che ci siano profili anonimi usati per diffondere odio. Vorrei sapere se la nostra democrazia è infetta da una contaminazione eterodiretta. Questa è la preoccupazione di Report e questo io lo dico a nome e a tutela non solo dei miei figli, ma anche di quelli della Meloni e di Salvini. Quello dei profili anomali o falsi – conclude quindi Ranucci – è un gioco degli specchi che conviene a tutti, ai politici e anche a Facebook che può presentarsi al mercato mostrando i suoi 2 miliardi di profili. E’ la complicità sotto l’egida affaristica e del consenso, due grandi debolezze a cui è difficile rinunciare e che mi fa paura”.
Max