Roma e la rigenerazione urbana di Montuori

    Parla Montuori della Roma che immagina e della rigenerazione urbana sognando il ’modello Parigi’ ascoltando il territorio. In termini di competenza e oneri l’assessore alla Urbanistica del comune di Roma Montuori ha certamente voce in capitolo in merito alla rigenerazione urbana ed è per questo che le sue indicazioni sono oggetto di analisi e interpretazione. Secondo Montuori Roma deve seguire un particolare modello di rigenerazione urbana e lo dice a chiare lettere: “Sogno il modello Parigi. L’assessore all’Urbanistica Montuori in queste ore ha parlato del progetto Reinventiamo Roma che appunto di occupa di rigenerazione urbana. “Legheremo la pianificazione urbana alla strategia che Roma, insieme a molte città nel mondo, si è data per una rigenerazione urbana resiliente e una riduzione delle emissioni di Co2 nell’aria. Dentro questo progetto c’è la nostra visione strategica della città”. Dopo la presentazione in Campidoglio di un mese fa l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori ritorna a chiarire la portata di ‘Reinventiamo Roma’, il piano con cui l’amministrazione capitolina vuole allettare nuovi investimenti per riqualificare una serie di edifici pubblici abbandonati (dall’ex Miralanza a Bastogi fino a tante ex scuole), che si farà forza del bando internazionale ‘Reinventing cities’ al fianco di altre grandi città del mondo come Parigi, Madrid e Milano. Nei prossimi mesi è previsto un piano di rigenerazione urbana di Roma a partire da 14 luoghi. “Abbiamo già predisposto l’apertura di un ufficio di scopo dedicato ed entro un paio di mesi dovremmo approvare una delibera che ci permetterà di dare in concessione questi edifici, non attraverso la vendita ma in diritto di superficie. L’obiettivo è arrivare alla fine di settembre con 14 fascicoli da presentare al bando Reinventing cities. Questo ci permetterà di aprirci al mercato mondiale degli investitori. Il bando infatti fornisce l’accesso a una piattaforma internazionale. Siamo pronti a dialogare con tutti e ci aspettiamo che entro la fine dell’anno si facciano avanti 14 investitori seri, con progetti validi e piani economici solidi. Se siamo bravi entro il 2021 vedremo già la posa di qualche prima pietra.”
    Tra i 14 luoghi, senza dubbio alcuni sembrano essere più complessi da gestire. “Puntiamo a portare a casa tutti i progetti, anche se alcuni sono certamente più complessi di altri. Per esempio la riqualificazione del residence Bastogi, perché impatta su un luogo dove abitano le persone. Il nostro obiettivo è far funzionare un meccanismo di demolizione e ricostruzione che permetta, a quanti hanno diritto, di entrare in abitazioni popolari senza spostarsi dal quartiere. Anzi, andando a vivere nel nuovo palazzo di fronte. Una volta che avremo garantito case popolari a queste persone, a determinare il guadagno del privato sarà la parte residua. Se saranno abitazioni a canone libero, convenzionato o spazi destinati a servizi privati con finalità pubblica sarà il mercato a definirlo.”