ROMA, GDF SEQUESTRA 13 MLN DI BENI IMMOBILI AD ANGELO BALDUCCI

    I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato questa mattina numerosi beni immobili, autoveicoli, motoveicoli, quote societarie e conti bancari, per un valore complessivo di oltre 13 milioni di euro, nella disponibilità dell’ex Provveditore alle Opere Pubbliche di Roma nonché Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Angelo BALDUCCI e degli altri componenti del suo nucleo familiare. L’odierna operazione interviene a distanza di meno di un mese da un altro maxi-sequestro, con il quale le Fiamme Gialle ed i Carabinieri del ROS avevano già messi i sigilli a buona parte del patrimonio personale del BALDUCCI.

    Il sequestro è stato disposto dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione su richiesta della Procura della Repubblica della Capitale (Procuratore Capo Cons. Giuseppe PIGNATONE e Sostituti Procuratori dott.ssa Ilaria CALO’ e dott. Roberto FELICI), all’esito degli approfondimenti svolti dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma.  Con il provvedimento oggi eseguito, che applica all’ex Provveditore alle Opere Pubbliche una misura di prevenzione patrimoniale, il Tribunale di Roma ha riconosciuto nel BALDUCCI una persona stabilmente dedita ad attività delittuose, dalle quali lo stesso ha tratto notevolissimi benefici economici per sé e per i propri familiari. Il sequestro ha infatti riguardato, oltre ad Angelo BALDUCCI, anche la moglie THAU Rosanna e i figli Lorenzo e Filippo. Le conclusioni cui è giunto il Tribunale si fondano sulle risultanze delle molteplici indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma, di Firenze e di Perugia, all’esito delle quali è stata anche emessa sentenza di condanna nonché misure cautelari personali e reali nei confronti del BALDUCCI per gravissime e ripetute condotte di corruzione, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere. Illeciti commessi quando Angelo BALDUCCI rivestiva le funzioni di Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nonché nella sua veste di figura apicale del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con competenza in materia di assegnazione degli appalti relativi ai cosiddetti “Grandi Eventi” (Mondiali di nuoto 2009, vertice G8 all’isolo de La Maddalena, Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia). Le articolate investigazioni nel tempo svolte dall’A.G. inquirente, con l’ausilio della Guardia di Finanza e del ROS dei Carabinieri, hanno infatti messo in luce un esteso e sistematico fenomeno di corruzione, definito da alcuni dei soggetti intercettati come “sistema gelatinoso” che, dal 1999, ha consentito la metodica assegnazione di rilevantissimi appalti pubblici gestiti dalle strutture dirette da BALDUCCI ad un numero chiuso di imprese favorite – in primis quelle facenti capo all’imprenditore Diego ANEMONE – a fronte di illeciti benefici economici personali per i membri della “cricca” guidata dal BALDUCCI stesso.

    Il decreto di sequestro eseguito in data odierna riguarda l’intero patrimonio accumulato nell’ultimo decennio dalla famiglia BALDUCCI, puntualmente ricostruito grazie alle analisi economico-finanziarie degli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma. Tra i beni colpiti dal provvedimento vi sono svariati immobili di lusso, come l’abitazione romana dei BALDUCCI, appartamenti sulle Dolomiti ed in provincia di Pesaro, nonché un lussuoso casale con piscina e relativi terreni a Montepulciano (SI), la cui edificazione e ristrutturazione è stata curata proprio dall’impresa ANEMONE. Sigilli anche per i conti bancari e le automobili di Angelo BALDUCCI e dei suoi familiari e per la società di produzione cinematografica EDELWEISS PRODUCTION S.r.l., che ha beneficiato di ingentissimi finanziamenti dell’imprenditore ANEMONE e che ha prodotto alcuni film interpretati da Lorenzo BALDUCCI, figlio dell’ex Provveditore alle Opere Pubbliche.L’operazione odierna, oltre che per l’oggettiva rilevanza dei beni sequestrati e del contesto investigato, si connota anche per essere uno dei primi casi di applicazione di una misura di sicurezza a carattere patrimoniale nei confronti di soggetti la cui pericolosità deriva non dall’appartenenza al crimine organizzato ma dal ripetuto coinvolgimento nei c.d. reati dei “colletti bianchi”.