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Roma, smacco al clan Fragalà: arresti e perquisizioni

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Immagine di repertorio

I carabinieri hanno messo a segno un’importante operazione oggi, 4 giugno 2019, ai danni del clan mafioso Fragalà, attivissimo nella provincia sud di Roma e stanziato in particolare nelle piazze di Ardea e Pomezia con grande influenza sul litorale di Torvaianica.

Roma, smacco al clan Fragalà: attivi ad Ardea e Pomezia

Arresti e perquisizioni a pioggia quest’oggi, fra Catania e Roma. In base ai rilievi delle indagini, il sodalizio criminale era riuscito a creare nella zona di influenza “un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce”.

Aggiornamento ore 6.30

Arrivano altri particolari in merito alla notizia dell’operazione dei carabinieri di quest’oggi contro il gruppo mafioso Fragalà. Il clan era attivo anche nel traffico di cocaina, marijuana e hashish, stupefacenti che importavano da Colombia e Spagna in virtù di importanti collaborazioni con camorra e mafia siciliana. Oltre ad aver sequestrato armi e droga, i carabinieri sono riusciti a scongiurare oggi anche un sequestro di persona: libero l’ostaggio e manette per 8 responsabili del reato.

Aggiornamento ore 9.00

Un documento rinvenuto nel corso delle indagini nell’ambito dell’operazione odierna dei carabinieri ha svelato il “rito di iniziazione” per gli affiliati del clan Fragalà. Su questo foglio scritto in stampatello si legge una sorta di “mantra” per le nuove affiliazioni: “Ne ho passato mura e muraglia a ogni passo ne scioglievo una maglia. 3 cavaglieri di battaglia dell’anno 1777 dalla Spagna si imbarcavano e in Sicilia si incontrarono, proseguirono per la Calabria e si riunivano, proseguirono per Napoli e si riunivano e si sparpagliarono, ma un bel giorno del 1973 sette cavaglieri di mafia si riunivano nella fortezza a Catania, fecero un giuramento di sangue e lo depositarono in una damigianella fina e finissima e lo nascosero nella fortezza, guai chi lo scoprirà, da una a sette coltellate alla schiena verrà colpito, battezzo questo locale come lo battezza Salvatore Fragalà, ‘La Scimmia’”

Il testo continua in questo senso: “Se loro lo battezzano con fiori, catene, camicia di forza e ferri alzo gli occhi al cielo vedo una stella volare con parola d’omertà”. Si passa poi “alla prima e seconda votazione sull’amico. Se prima lo conoscevo come giovane onorato da oggi in poi lo conosco come picciotto e mafioso, giura di dividere centesimo per millesimo a questa società e guai se porterà infamità, sarà a discarico della società e a carico del compare, a questo punto faccio il giuramento di sangue, bacio la fronte a tutti i componenti di cui sono presenti a tavola, ci devono essere un fazzoletto di seta annodato un coltello e l’immaggine di San Michele Arcangelo e si fà presente che un nuovo mafioso è tra noi e si lavora”.

Aggiornamento ore 11.00