Roxy bar: sette anni a Antonio Casamonica

    Roma, raid al Roxy bar: Antonio Casamonica è stato condannato a sette anni. Antonio Casamonica era stato accusato di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso per i noti fatti della pasqua 2018. In particolare Antonio Casamonica e altre tre persone, ordinando di essere serviti per primi a Pasqua del 2018 avevano aggredito e picchiato una donna disabile, il barista romeno e poi distrutto il locale. E dunque ora per Antonio Casamonica arrivano sette anni di pena.
    A tanto ammonta la condanna inflitta ad Antonio Casamonica dunque per le accuse di lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso e per aver partecipato al pestaggio e alla distruzione del Roxy Bar di via Barzilai, alla Romanina.
    Era stato quello il bersaglio dei fatti ormai piuttosto noti nel giorno di Pasqua del 2018 da parte di quello che venne definito come un vero e proprio raid di violenza, minacce e di metodo di intimidazione a sfondo mafioso da parte di esponenti del noto clan di Roma. Che, nella occasione specifica, delineando forse un modus operandi piuttosto diffuso e anche una certa sensazione e percezione di generale impunità territoriale, avevano preteso a chiare lettere di essere serviti per primi da parte degli esercenti del Roxy Bar di via Barzilai, alla Romanina. Non ottenendo evidentemente i riscontri che si attendevano, costoro hanno dunque poi aggredito e picchiato una ragazza disabile, il barista romeno e poi hanno deciso di distruggere il locale. Per l’uomo, l’unico ad avere scelto il rito ordinario, il pm Giovanni Musaró aveva auspicato una condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione.
    I giudici che si sono occupati del caso hanno dichiarato Casamonica interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena. Il tribunale ha disposto nei suoi confronti la misura della libertà vigilata per 3 anni una volta espiata la condanna. L’imputato dovrà risarcire 60 mila euro all’invalida civile vittima dell’aggressione e 40 mila complessivi al titolare del bar e alla moglie. Disposti cinquemila euro in favore della Regione Lazio e altri20 mila euro alle altre parti civili.
    Gli altri tre aggressori Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio, hanno scelto di essere giudicate con rito abbreviato: riconosciuto il metodo mafioso nell’ottobre scorso, hanno subito le seguenti condanne: Alfredo Di Silvio era stato condannato a 4 anni e 10 mesi di carcere, suo fratello Vincenzo a 4 anni e 8 mesi il fratello Vincenzo mentre il nonno dei due, Enrico, a 3 anni e 2 mesi.