Salvini in divisa: ecco perché può farlo

    L’immagine di Matteo Salvini con indosso la divisa della polizia è ormai un qualcosa a cui più o meno tutti sono abituati: questo tipo di “abbigliamento” sembra essere un vezzo particolarmente gradito al vice premier, tanto che da quando si è insediato al Ministero dell’Interno non ha perso occasione di intensificare ancora di più questa pratica.

    L’obiettivo di propaganda è abbastanza chiaro: far vedere che le istituzioni sono vicine alla polizia, oltre a mostrarsi come uomo dedito all’ordine pubblico. Tuttavia sui social in molti si stanno chiedendo se sia possibile e legittimo fare una cosa del genere, per di più così spesso. Fra chi storce il naso c’è il leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso, che alla fine dell’anno ha scritto su Facebook: “La divisa della Polizia di Stato non è un gioco. La indossano uomini e donne che non vivono di propaganda, ma di duro lavoro. Fino a quando tollereremo questa concessione?”

    Andando a senso, la risposta dovrebbe essere semplice: la divisa della polizia la possono indossare solo i poliziotti, e quindi Salvini, a maggior ragione nella sua veste istituzionale, starebbe commettendo un illecito. Il codice penale, addirittura, all’articolo 489 contempla l’“usurpazione di titoli o di onori,” prevedendo che chiunque “abusivamente porta in pubblico la divisa o i segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 154 euro a 929 euro”.
    Un articolo depenalizzato nel 1999, passando a mero illecito amministrativo.

    Anche se Salvini ha indossato più volte le divise con gradi, mostreggiature e altro, in realtà la situazione non è così palese, in quanto l’applicazione della norma nei fatti è molto meno severa. La giurisprudenza ha affermato, infatti, non è sufficiente il semplice gesto di indossare la divisa per violare la legge: con una sentenza del 2012, la Corte di Cassazione ha specificato che serve anche la falsa attribuzione della “qualifica di pubblico funzionario,” perché l’articolo 489 “tutela la pubblica fede che può essere tratta in inganno da false apparenze.”

    Bisogna dunque “ingannare la pubblica fede” per integrare l’illecito; ossia, convincere le persone di essere effettivamente un poliziotto, un carabiniere, un vigile del fuoco, eccetera. E quindi, considerato il profilo pubblico del personaggio e la sua notorietà, è impossibile essere ingannati in tal modo: difficile immaginare che Salvini voglia indurre qualcuno a ritenere che lui sia di volta in volta un vigile del fuoco o un ufficiale della guardia costiera, in base alla divisa che sceglie di sfoggiare.

    Rimane il valore politico del gesto. Nell’agosto del 2016 Salvini fece un comizio a una festa leghista con la polo della polizia, dicendo: “quando andremo al governo polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le città” e suggerendo di caricare “i clandestini e le zecche su un pullman” per metterli a “duecento chilometri in mezzo al bosco, così ci mettono un po’ a tornare”. Dichiarazioni che non piacquero ai maggiori sindacati di polizia: il segretario del Silp-Cgil, Daniele Tissone, aveva parlato di un episodio “intollerabile quanto inaccettabile”; Lorena La Spina dell’Anfp aveva dichiarato che “è ancora più grave che indossando la nostra maglia ci si senta autorizzati ad invocare addirittura una ‘pulizia etnica’”; e Roberto Traverso del Siap l’aveva definita una “vergognosa messa in scena” e un “atto provocatorio davanti al quale i poliziotti democratici prendono le dovute e doverose distanze.”