San Ferdinando: avvio sgombero della baraccopoli

    San Ferdinando: avvio sgombero della baraccopoli: “Lo sgombero dei profughi è una misura che produrrà ancora più precarietà”. A esprimersi così è una denuncia pubblica di “Medici per i diritti umani” e di “A buon diritto”. Ma nel contempo, l’avvio al noto sgombero della baraccopoli di San Ferdinando prosegue come da crono programma. Le due associazioni umanitarie, però, non mollano. E mentre il work in progress relativo alla baraccopoli di San Ferdinando prosegue secondo le indicazioni di sgombero, lanciano il loro messaggio. I due enti si occupano, rispettivamente di medica per migranti e rifugiati, e di in difesa dei loro diritti. Medici per i diritti umani (Medu) e A Buon Diritto criticano la decisione di attuare “un ennesimo e precipitoso sgombero della baraccopoli di San Ferdinando”, messo in agenda mercoledì 6 marzo. “Non si discute certo – si apprende in una nota diffusa – la necessità di evacuare un insediamento le cui condizioni abitative ed igienico-sanitarie sono drammatiche, quanto l’estemporaneità di un’azione di sgombero, attuata senza un’adeguata pianificazione in grado di tutelare la dignità e i diritti delle persone ospitate”.

    Benché la Prefettura abbia informato gli interessati dell’operazione di sgombero e proposto ad alcuni il trasferimento con pullman messi a disposizione dalla stessa Prefettura di Reggio Calabria, presso un centro appositamente individuato dal Ministero dell’Interno, pare che nessuno abbia avuto informazioni chiare circa l’esatta destinazione di approdo. Tutto ciò avviene, secondo le due associazioni, senza tenere in alcuna considerazione né i diritti individuali dei lavoratori migranti, né gli impegni presi da istituzioni e associazioni regionali e locali verso i progetti d’inclusione sociale. Medu e A Buon Diritto diverse volte hanno denunciato le drammatiche condizioni di vita dei migranti nella Piana di Gioia Tauro, che in poco più di un anno sono costate la vita a quattro persone, assassinate o morte bruciate nei ripetuti roghi della baraccopoli, in quella che Medu non ha esitato a definire una “lenta e colpevole strage”.