Home ATTUALITÀ Scuola, oggi il rientro tra nuove misure, Dad e assenze

    Scuola, oggi il rientro tra nuove misure, Dad e assenze

    Oggi, 10 gennaio, si torna a scuola dopo le festività natalizie. Il governo ha tirato dritto nonostante i timori – per l’alto numero di contagi covid – espressi da più parti. Dad o rinvio della ripresa in presenza: queste le richieste arrivate da medici, Regioni e presidi che hanno posto anche un problema di privacy relativo allo stato vaccinale degli studenti.  

    Bianchi
     

    “Abbiamo affermato il principio importante di avere una scuola in presenza, ma abbiamo regolato anche la possibilità, per casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza, per un tempo limitato” ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sottolineando: “Non solo abbiamo confermato il principio base della scuola in presenza, ma abbiamo regolato una situazione che poteva essere fuori controllo, quello di un uso diffuso e senza regole della formazione a distanza”. 

    Il decreto approvato lo scorso 5 gennaio è stato “un provvedimento equilibrato e ispirato al buon senso”, ha sottolineato. “Il contagio non è avvenuto nelle scuole, l’aumento dei casi si è registrato quando la scuola era chiusa. Insistere sulla presenza è una misura sanitaria importante che permette ai ragazzi di essere in una situazione controllata”, ha spiegato. 

    Figliuolo
     

    “E’ importante il ritorno a scuola. Le scuole sono luoghi sicuri, con le mascherine, con il distanziamento, ed è importantissimo dal punto di vista sociale, anche di equità sociale”, ha affermato il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo aggiungendo: “E’ importante il tracciamento, il testing, noi ci siamo già attivati prima di Natale”. 

    Rientro a scuola, regioni divise
     

    Dalla Campania alla Sicilia, alcuni sindaci e presidenti di Regione di fronte alla scelta dell’esecutivo hanno scelto di rinviare autonomamente il rientro in classe. Il governo Musumeci rinvierà la riapertura delle scuole di tre giorni in Sicilia per consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi, è quanto stabilito dopo la riunione della task force regionale sul rientro in classe degli studenti nell’isola. A chiedere il rinvio del ritorno in classe e l’avvio della Dad per “tutelare la salute” erano stati 200 sindaci. Con un’ordinanza il governatore della Campania De Luca ha disposto la sospensione dell’attività didattica in presenza fino al 29 gennaio per le scuole dell’infanzia, elementari e medie. La scelta della Campania? “Sbagliata e illegittima. I nostri tecnici stanno trovando il modo di impugnare questa norma”, ha commentato Bianchi. 

    “Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile” ha scritto su Facebook il governatore della Puglia, Michele Emiliano. “Il governo italiano, nonostante i rischi epidemiologici legati all’ancora basso livello vaccinale dei bambini da 5 a 11 anni, ha deciso di far riprendere le lezioni in presenza da lunedì 10 gennaio. Le vostre preoccupazioni sulla riapertura della scuola sono anche le mie e quelle dei presidenti delle Regioni italiane”. 

    “Sono sicuro che domani ma anche nelle prossime settimane ci sarà confusione. Tenere tutto aperto ma chiudere le scuole sarebbe non solo un brutto segnale ma sarebbe anche poco utile”, ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti. “Se chiudessimo le scuole, poi, comunque, i ragazzi andrebbero a giocare al calcio, uscirebbero con gli amici o andrebbero a mangiare la pizza – ha aggiunto Toti – quindi chiudere sarebbe surreale. Credo che si farà un vaccino anti Covid tutti gli anni, che il virus debba circolare. Io da presidente di Regione ricordo benissimo le ondate influenzali stagionali che hanno riempito gli ospedali, se non come il Covid, ma ci siamo andati vicini”. 

    “In Calabria stiamo vaccinando nelle scuole. Siamo la prima Regione in Italia per incremento delle vaccinazioni rispetto ai target del generale Figliuolo, grazie al senso di responsabilità delle famiglie e dei ragazzi. Forse sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche”, ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Calabria. 

    Presidi
     

    “La via maestra dovrebbe essere quella della comunicazione fra Asl e scuole” dice all’Adnkronos il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli che interviene sull’ultima nota del ministero dell’Istruzione sulla gestione dei casi positivi nelle classi per cui sono i ragazzi a dover autodichiarare il proprio stato vaccinale. “Dovrebbe esserci un dialogo tra le istituzioni. Trovo improprio e inaccettabile che il preside debba chiedere a singoli ragazzi spesso minorenni lo stato vaccinale”. “La cosa corretta è chiedere i dati alle Asl attraverso i referenti Covid. Il codice privacy è stato modificato circa un mese fa. Adesso una istituzione pubblica è autorizzata a trattare dati particolari, prima chiamati sensibili, se ne ha bisogno per svolgere i propri compiti. La scuola ha una grande varietà di situazioni non facilmente omologabili di cui si deve tenere conto. I ragazzi non possono essere messi in imbarazzo”. 

    Preoccupazione è stata espressa anche dalla presidente dell’Associazione nazionale presidi per il Lazio Cristina Costarelli. “Siamo preoccupati dai dati. Lunedì prossimo” nelle scuole di Roma e “nel Lazio”, dice all’Adnkronos, avremo “circa 17.500 studenti assenti perché positivi al Covid. Il trend di contagi che abbiamo riscontrato è tale che entro pochi giorni dal rientro metà delle classi saranno in quarantena”. “E’ un quadro aggravato dall’assenza di almeno 10mila docenti. Tra chi non ha adempiuto agli obblighi vaccinali, chi è stato sospeso, chi è in quarantena e le assenze consuete prevediamo almeno 15 insegnanti assenti per scuola, su un totale di circa 700 istituti scolastici nella Regione”. 

    Costarelli interviene anche sulla nuova circolare del Ministero dell’Istruzione per la gestione dei positivi: “Faremo ciò che ci viene detto di fare. Ma sia chiaro: per la scuola è un onere aggiuntivo dovere trattare questa tipologia di dati, finora gestiti dalle Asl. Inoltre il trattamento crea disparità, introdurre una differenziazione fra alunni comunque non ci vede d’accordo. La richiesta di autodichiarazione ai ragazzi di scelte che volevano restare personali è pesante e sul fronte scuole sono grandi le ricadute amministrative e le altre incombenze che dovranno essere attivate. Metteremo in atto la norma, ma a malincuore”. 

    Medici
     

    Anche il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ha proposto di posticipare l’apertura delle scuole, recuperando poi a giugno. “C’è, tra i colleghi, una forte preoccupazione per il picco atteso verso la metà del mese”, spiega Anelli. Da qui l’idea di posticipare il rientro a scuola in presenza per cercare di contenere l’aumento dei contagi e dei ricoveri che sta mettendo a dura prova il Servizio sanitario nazionale. 

    “Le misure messe in atto dal governo sono importanti – ha aggiunto – ma potrebbero non essere sufficienti per arginare il diffondersi dell’epidemia. I due anni trascorsi ci hanno insegnato che una misura davvero efficace è quella di limitare, in vista del picco, i contatti tra le persone. La riapertura delle scuole, in un momento in cui gli studenti hanno appena iniziato a vaccinarsi o a fare i richiami, a seconda delle fasce d’età, ci preoccupa, così come preoccupa i presidi. Per questo chiediamo uno stop di 15 giorni, da recuperare poi a giugno, quando dovremmo essere fuori dall’emergenza”.