Home ATTUALITÀ Scuola, Sileri: “In caso di positività chiusure temporanee”

Scuola, Sileri: “In caso di positività chiusure temporanee”

Collegandosi al tema della riapertura della scuola, in ore nel corso delle quali l’attenzione sull’argomento è elevatissima, interviene con parole piuttosto chiare Sileri. “In caso di positività chiusure temporanee”

Se si trova “un positivo a scuola si faranno i controlli a tutte le persone intorno e si disporrà temporaneamente la chiusura. Una volta identificati i positivi la scuola può ripartire”. Questo è quello che teorizza il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, intervenuto a ‘Timeline’ su SkyTg24 in merito alla riapertura delle scuole e delle operazioni da adottare per evitare contagi.

“A mio avviso dovrà esserci uno sgravio di responsabilità per il personale scolastico, non può esserci responsabilità del singolo”, ha chiarito il vice ministro.

Scuola, Sileri: In caso di positività chiusure temporanee

Sileri ha confermato che, con il ministro della Salute Roberto Speranza “sono sulla stessa linea d’onda. Io ho opinioni un po’ diverse, da medico. Da medico so che il virus esiste. Come tante altre malattie. E che dobbiamo conviverci”, ha confermato, corroborando la sua visione comune con Speranza anche se “alcune cose le avrei fatte diversamente. Per esempio, l’utilizzo dei tamponi all’inizio. Si conosce perfettamente la mia battaglia perché i tamponi fossero fatti già a marzo a coloro che non avevano sintomi. Un pò il modello ‘Crisanti'”.

Inoltre, a suo dire “la chiusura delle discoteche è stata giusta, perché quello che abbiamo visto in alcuni video è terrificante. Ma dubito che porterà a un calo dei contagi. Secondo me i contagi continueranno a salire ma non dobbiamo preoccuparci, perché è la storia naturale dell’epidemia. L’importante è non intasare gli ospedali e le terapie intensive”.

Aggiornamento ore 00.03

“Vigileremo affinché le Regioni attuino i protocolli” sui rientri da Grecia, Croazia, Spagna e Malta”, ha aggiunto Sileri, riconfermando di aver ricevuto numerose segnalazioni sul mancato rispetto dei tempi per i tamponi obbligatori. “La lista dei Paesi con obbligo di tampone al rientro verrà continuamente aggiornata”, ha aggiunto  Sileri, proseguendo: “Ho fatto una proposta al Comitato tecnico-scientifico, un mese e mezzo fa perché si faccia il tampone non solo all’arrivo, ma anche successivamente, dopo 4 o 5 giorni, perché il contagio potrebbe essere avvenuto poco prima della partenza e i sintomi si presentano giorni dopo l’incontro con il virus”.

A questo, aggiunge, “metterei dei container negli aeroporti, con laboratori, per fare il tampone a tutti quelli che arrivano da Paesi dove il numero dei contagi è in crescita, tenendo conto del trend e non del 30 casi ogni 100 mila abitanti” che è lo standard utilizzato.

Aggiornamento ore 5.11

E ancora, Sileri ha voluto precisare: “Io rifarei tutto quello che ho fatto e anche il Governo ha fatto il meglio in scienza e coscienza. E’ chiaro che con il senno del poi, abbiamo visto con quale forza e violenza l’epidemia è arrivata in Italia. Chiudere il Paese è stato un atto dovuto e necessario che ha salvato almeno 600 mila vite dicono gli studi. Forse una cosa avrei fatto, avrei pressato un po’ di più per fare più tamponi all’inizio. Quando si faceva il test solo a chi aveva sintomi importanti, ecco io avrei insistito ancora con più forza rispetto a quello che ho fatto”.

Quanto al tema spinoso dei tamponi generalizzati, Sileri ha detto  che “non è stato il Governo, ma è stata una scelta scientifica, le ordinanze sono state espresse dal Cts. Loro avevano in mano la situazione, io sono stato bloccato per 15 giorni dalla malattia”.

Ma, ammette, “va fatta una differenza tra sbaglio ed errore, quest’ultimi non sono stati fatti, forse qualche sbaglio si è capito con il senno del poi una volta conosciuto il virus. Oggi – aggiunge – è più facile parlare con i numeri alla mano. A marzo cambiavano nella stessa giornata”. In futuro, anche con un aumento dei contagi da coronavirus “non servirà un lockdown di tutta Italia, ma solo in quelle zone dove risultano i positivi. Quindi un lockdown ‘chirurgico’, come quello che si è effettuato a Mondragone nelle due palazzine”, termina il viceministro.