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Serie A – La Roma si consegna alla Lazio. Due derby persi come nel 2011/12 e zero alibi 

Il risultato è occasionale, la prestazione no. Il mantra di Zdenek Zeman ben si addice a fotografare la situazione della Roma che si consegna tatticamente alla Lazio e dopo 11 anni riesce nell’impresa di perdere tutti e due i derby della stagione. Non di sola difesa (peraltro priva di ripartenze) si vive.

Passata indenne alla prova Juventus e Real Sociedad con meriti agonistici e molta fortuna, la squadra di Mourinho si presenta all’ennesima prova del nove con vista secondo posto nel campionato del ciapa no con Belotti centravanti da sportellate e una difesa bassa con Pellegrini più centrocampista che mezzapunta.

Dai primi minuti si capisce l’aria che tira: la stessa di San Sebastian. Calcioni ad inseguire il pallone dalle retrovie, marcatore strette e interdizioni nelle linee di passaggio avversarie. Peccato che il gioco del calcio preveda che vince chi segna. E la Roma del derby doveva quantomeno provare a farlo. Se non altro per la differenza negli scontri diretti che dopo il match di andata poteva pregiudicare un arrivo in volata per la zona Champions. Nulla di tutto questo. Roma passiva ad oltranza e incapace di gestire il pallone in fase di possesso.

E così la squadra di Sarri, ancora priva di Immobile, si è impossessata subito della gara agevolata poi dall’ennesima sciagurata perla di Ibanez (se Mourinho ha definito Karsdorp un traditore, il brasiliano cos’è?) capace di farsi cacciare al 32’ al secondo cartellino giallo. Lo seguiranno il preparatore dei portieri Nuno Santos dalla panchina e Cristante a fine gara.

Con  Mourinho che invece di passare immediatamente al 4-4-1 reitera col 5-3-1 agevolando il compito dei biancazzurri. La perla arriva poi ad inizio ripresa, col portoghese che decide di spegnere persino la speranza togliendo dal campo Dybala (ma non era la luce senza la quale non si poteva giocare?), l’unico che prima o poi poteva riaprire il match con un guizzo o una giocata. Senza contare che poi se la Lazio avesse segnato, com’era nell’aria, sarebbe venuto a mancare il giocatore più tecnico e il capocannoniere della squadra. Così al goal di Zaccagni al 65’ (uno che non ha praticamente mai trovato opposizione sulla fascia destra con Zalewski ripetutamente saltato e Mancini in difficoltà sulle scalate) la Roma ha reagito d’istinto dopo 1’ con l’autorete di Casale  annullata dal Var dopo la prodezza di Provedel su Mancini. Poi il nulla, mentre il fantasma di Pellegrini continuava a vagare per il campo facendosi notare più per le urla di incitamento ai compagni in panchina dopo la tardiva sostituzione che per la prova in campo.

Con la Roma attualmente al quinto posto (l’Atalanta sesta è ad appena due punti e la Juve sta arrivando nonostante i meno 15) verrebbe da dire che il vero obiettivo stagionale è l’Europa League ma la corsa a rilento del Milan regala ancora qualche ciance ai giallorossi che dovranno ospitarli all’Olimpico il 30 aprile.

Ora la sosta, inevitabilmente condita da polemiche e bilanci, seppure parziali. Poi arriva la Samp. E non veniteci a dire che giocare senza gli squalificati Kumbulla,  Mancini, Cristante e Ibanez rende l’impresa proibitiva. Magari, per una volta, si potrà finalmente vedere schierata una difesa a quattro con due terzini pronti ad affondare sulle fasce e un centrocampo più bilanciato. Hai visto mai che il caso…       

Le pagelle di Lazio – Roma 1-0

Rui Patricio 6, Mancini 6, Smalling 6, Ibanez 3, Zalewski 5, Cristante 5,5, Wijnaldum 4 (dal 67’ Matic 5), Spinazzola 5, Dybala 5 (dal 46’ Llorente 5,5, dal 79’ El Shaarawy 5), Pellegrini 4,5 (dall’84’ Solbakken ng), Belotti 6 (dal 67’ Abraham 5). All. Mourinho 4

Claudio Fontanini