Umbrella devolution, i giovani pechinesi si ribellano al sistema – di Francesca Maiezza

    umbrella revolution“La gente ha bisogno di riposare, ma ritornerà. Questo non significa che il movimento è finito. C’è ancora tanta gente che lo sostiene”. Con queste parole Alex Chow, uno studente di 24 anni leader del movimento per la democrazia, ha commentato la minore affluenza di manifestanti registrata in questi giorni nelle piazze di Honk Kong, dopo settimane di proteste. Nella notte tra il 26 e il 27 settembre, infatti, circa cento persone erano entrate nel cortile del palazzo del governo a Hong Kong, mentre altre centinaia manifestavano all’esterno dell’edificio.

    La gran parte dei manifestanti sono studenti liceali e universitari che combattono per il “proprio futuro”, chiedendo le dimissioni di Chun-yingLeung, il “chief executive” a capo del governo locale. La protesta vuole che Pechino garantisca all’ex colonia britannica il mantenimento della democrazia e l’abrogazione dell’attuale regime Comunista.

    Quest’ultima serie di manifestazioni è cominciata lo scorso agosto, quando il governo cinese ha dichiarato che alle prossime elezioni che si terranno ad Hong Kong la lista dei candidati sarà composta da persone approvate da un comitato speciale nominato, a sua volta, dal governo pechinese.

    Le proteste in realtà durano da molti mesi e lo scorso giugno l’organizzazione Occupy Central ha pianificato un referendum in cui veniva chiesto ai cittadini di Hong Kong se volessero maggiore autonomia dalla Cina. Il referendum è stato dichiarato illegale dal governo locale.

    I dimostranti scesi in piazza si sono protetti dagli spray urticanti della polizia con i propri ombrelli, da qui il nome della protesta. Essi si muovono su tre presidi: Mokong, Admiralty e CausewayBay. I giovani emersi da questi ultimi caotici giorni hanno chiesto ai manifestanti di liberare il primo presidio, dove la settimana scorsa gruppi di cittadini filogovernativi, facenti parte delle “triadi”, ossia le organizzazioni criminali cinesi di stampo mafioso, hanno mosso provocazioni sfociate in violenze che hanno causato il ferimento di circa 160 persone.

    Figura di spicco della rivolta studentesca è il 17enne JoshuaWong leader del movimento studentesco ‘Scholarism’ il quale, con i suoi seguaci, non sembra aver timore del regime comunista, repressivo contro chi si batte per la libertà. JoshuaWong è stato arrestato lo scorso fine settimana e subito dopo il suo rilascio ha parlato in televisione chiedendo alla Cina di abbandonare le sue intenzioni.

    I giovani continuano a chiedere le dimissioni di Leung e si dichiarano disposti ad un dialogo solo se verrà aperta un’inchiesta sulle aggressioni subite dalla polizia. Leung ha affermato che le autorità “sono pronte a prendere tutte le misure necessarie per ristabilire l’ordine pubblico” e che non si dimetterà.