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Usa, afroamericano fermato dalla polizia muore soffocato

“Non riesco a respirare, non uccidermi”. Sono le ultime parole di George Floyd, afroamericano sulla quarantina, morto soffocato dopo esser stato fermato dalla polizia a Minneapolis, in Minnesota. Parole e immagini che hanno fatto il giro del mondo attraverso un video fatto con i cellulari da alcuni passanti. Un’ulteriore prova dell’insensato ed eccessivo uso della forza della polizia nei confronti degli afroamericani.

Afroamericano fermato dalla polizia muore soffocato: i fatti

Stando alle prime ricostruzioni, lunedì sera (25 maggio) una pattuglia era intervenuta, allertata dai cittadini, a Chicago Avenue South per controllare un uomo in auto, forse sotto effetto di stupefacenti. Alla richiesta dei poliziotti di scendere dalla macchina, Floyd ha opposto resistenza. Gli agenti hanno bloccato l’uomo a terra per ammanettarlo e, come si vede nel video, uno di loro gli ha schiacciato il collo con il ginocchio per alcuni minuti per tenerlo fermo. Nel video, pubblicato su Facebook da una testimone, Darnella Frazier, si sentono le urla di Floyd che supplica i poliziotti di essere liberato. Morirà poco dopo l’arrivo dell’ambulanza.

Un caso che ricorda quello di Eric Garner, sempre afroamericano, soffocato da un poliziotto nel 2014 ai bordi di una strada di New York.

Afroamericano soffocato: licenziati i quattro agenti

I quattro agenti, subito sospesi, sono stati in seguito licenziati ed è stata avviata un’indagine per capire le dinamiche del caso, per il momento definito come “un incidente medico”. Un licenziamento “giusto per la nostra città, la nostra comunità e il dipartimento di polizia di Minneapolis”, ha detto Jacob Frey, il sindaco della città.

“Quello che ho visto è terribile – ha continuato il sindaco – quell’uomo non avrebbe dovuto morire. Essere nero in America non dovrebbe essere una sentenza di morte“.

Il giorno dopo numerosi cittadini, afroamericani e no, sono scesi in piazza per manifestare contro gli agenti coinvolti e per avere giustizia. “No giustizia, no pace” e “Basta linciarci” sono i cartelli che hanno accompagnato il corteo, partito da dove Floyd è stato ucciso fino al terzo distretto di polizia locale. Sul caso sta indagando anche l’Fbi.

Mario Bonito